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Giornata internazionale dell’infermiere

Competenze che crescono, di mano in mano: Katunzi Mutalemwa ha seguito le orme della mamma. Oggi è infermiere a Tosamaganga, in Tanzania.

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    «Mi chiamo Katunzi, vivo in Tanzania e sono infermiere all’ambulatorio di Non-Communicable Diseases (NCDs) di Tosamaganga. Anche mia madre è un’infermiera: da bambino la osservavo mentre si impegnava per la salute della comunità in una regione remota che aveva bisogno di tutto. La motivazione mi è arrivata proprio da mamma, così anche io ho ricevuto la “chiamata”. Per me è un grande onore dare il mio contributo non soltanto in ospedale, ma anche nei villaggi, per essere vicino alla mia gente.

    Le malattie non trasmissibili sono patologie croniche, come il diabete e l’ipertensione, che oggi rappresentano la principale causa di morte nel mondo. Il numero dei pazienti è aumentato. Stiamo lavorando nel distretto di Iringa e sarebbe importante estendere il progetto, avvicinando ulteriormente i servizi a chi ha bisogno. Una grande sfida riguarda il rafforzamento delle capacità degli infermieri con lo scopo di dare loro la possibilità di migliorare le proprie competenze, avere una completa comprensione di queste malattie e specializzarsi su di esse. Io stesso vorrei approfondire i miei studi, specializzandomi in cardiologia e, se possibile, ottenere un dottorato di ricerca su quest’area. Il mio desiderio è quello di formarmi ancora all’estero, per poi tornare qui ed aiutare la mia comunità. Vorrei vedere il progetto del Cuamm crescere ancora!

    Attualmente mi occupo sia della clinica sulle malattie non trasmissibili, sia della supervisione della comunità in 10 health center all’interno del bacino di utenza del progetto. In particolare, mi dedico alla formazione e al rafforzamento delle capacità degli infermieri in modo che possano prendersi cura al meglio dei pazienti con diabete e ipertensione. Aiuto a sviluppare politiche e linee guida sulle malattie non trasmissibili per gli operatori sanitari; dialogo con le autorità locali sulla gestione dei pazienti affetti da malattie trasmissibili, in particolare sulla disponibilità di farmaci nelle aree periferiche.

    L’ospedale non è l’unico punto di riferimento per i pazienti affetti da malattie croniche. Cerchiamo di lavorare molto nelle comunità. Una volta identificati i casi, invitiamo le persone ad andare in ospedale per ulteriori controlli. Poi, i malati possono essere seguiti a livello di centro di salute dove ricevono lo stesso servizio, poiché il Cuamm ha formato il personale locale. Li assistiamo periodicamente, perché ogni sei mesi tornano in ospedale per il follow-up e così il processo va avanti.

    In Tanzania nella prima fase del progetto mancava la consapevolezza sulle malattie non trasmissibili, considerate “patologie dei ricchi”. Oggi, grazie al lavoro svolto, la situazione è decisamente migliorata e soprattutto i giovani imparano a riconoscere queste patologie nei loro familiari. Continuiamo a lavorare per diffondere i messaggi fondamentali sia a livello di comunità, sia di autorità locali.

    Abbiamo condotto anche un’indagine nel 2019 e ci siamo resi conto che la maggior parte dei pazienti che soffriva di diabete aveva un grave problema nell’accesso alle terapie, in particolare all’insulina. Fortunatamente, grazie al supporto del Cuamm nel fornire gratuitamente screening e farmaci, siamo riusciti a raggiungere una larga fetta di popolazione che un tempo non era adeguatamente seguita. Inoltre, siamo stati in grado di ridurre l’onere delle complicanze del diabete sia migliorando la prevenzione attraverso campagne di massa e attività di sensibilizzazione, sia fornendo servizi ai pazienti prima che sviluppino ulteriori complicanze».

     

    Katunzi Mutalemwa si è formato professionalmente in Tanzania, poi ha trascorso un periodo in Svezia per approfondire gli studi e scrivere la sua tesi di laurea sull’esperienza degli infermieri nella cura dei malati LGBTQ+ con infezione da Hiv. Al rientro nella sua terra d’origine, ha iniziato a collaborare con il Cuamm per un progetto dedicato ai pazienti con malattie non trasmissibili. Era il 2019, lavorava in una stanza piccolissima assieme ad una nutrizionista e ad un medico. Ora dispone di una clinica giornaliera con tanto spazio, ma soprattutto offre servizi che fino a pochi anni fa non esistevano.