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E’ richiesta “umanità”

12 maggio – Qui, a Chisinau, il bisogno di consolazione è estremo, nascosto dietro ai problemi sanitari, che pure necessitano delle adeguate cure.

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    Durante il periodo in cui ho prestato sevizio in Moldavia, siamo riusciti a spostarci fino a Palanca, al confine con Odessa dove c’è un campo profughi che accoglie chi fugge dalla città. Anche qui, vite appese a un filo. Il nostro impegno per ora, si concentra al Centro Don Bosco di Chisinau dove sono ospitati una quarantina di profughi, in grande prevalenza donne e bambini, come ovunque in questo periodo. Una signora sui 70 anni, ex insegnante di inglese a Kiev, è lì con il marito e una figlia. Si sveglia di notte con valori di pressione alle stelle. Nelle scatole che ha con sé ci sono ormai pochi farmaci: me ne chiede altri e mi confida che alle volte ha dolore al petto. Ce l’ha quando cammina, ce l’ha quando sale la preoccupazione. Durante il giorno c’è poco da fare, per loro. Lei si propone come insegnante di inglese per i bimbi dell’oratorio. Si distrae. Sta meglio. Come sanno bene i medici di famiglia in Italia, molto spesso è consolazione quello che i pazienti cercano. Qui questo bisogno è estremizzato, nascosto nei problemi sanitari, che pure necessitano delle adeguate cure. Come sempre è richiesta, soprattutto, umanità.

    Alessandro Mecenero, medico Cuamm

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