Medici con l'Africa Cuamm

la salute è un diritto,
battersi per il suo rispetto
è un dovere
DONA ORA Il tuo aiuto può fare la differenza

Anche un piccolo gesto può donare futuro

La testimonianza di Valentino Calvez, 32enne originario di Roma, specializzando in medicina interna al policlinico Gemelli, in missione in Tanzania come Junior Project Officer.

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    «Una paziente che porto nel cuore è Agnes. Ha 16 anni, vive a Tosamaganga e soffre di una cardiopatia congenita, che non le è stata diagnosticata per tempo. Così ha sviluppato i sintomi dello scompenso cardiaco, come il gonfiore alle gambe, il fiato corto, l’astenia, la sonnolenza… praticamente problematiche che, alle nostre latitudini, riscontriamo su un anziano. Grazie al progetto di Medici con l’Africa Cuamm per il trattamento delle malattie croniche non trasmissibili, attivo dal 2019, in collaborazione con l’ospedale di Tosamaganga e il distretto di Iringa, abbiamo offerto ad Agnes una prospettiva di vita: oggi la piccola, che dimostra così tanto meno rispetto alla sua età, beneficia di terapie farmacologiche, di assistenza adeguata e periodica. Anche un piccolo gesto, come donare il 5×1000 al Cuamm, può dare futuro!».

    La testimonianza di Valentino Calvez, 32enne originario di Roma, specializzando in medicina interna al policlinico Gemelli, in missione in Tanzania come Junior Project Officer: «Consapevole di essere nato nella parte “giusta” del mondo, sento il dovere di contraccambiare. Ed Agnes, come tanti altri pazienti, mi ha insegnato a fare la mia parte per una sanità equa in ogni angolo del pianeta.

    Provo a riassumere le motivazioni che mi hanno portato qui. Dai primi mesi di università, sono entrato nel settore del volontariato. Ho realizzato un progetto di clownterapia nei reparti dell’ospedale Sant’Andrea della capitale e, contemporaneamente, ho iniziato a frequentare la Caritas, con cui ho partecipato ad uscite serali in aiuto di migranti e senzatetto, cercando di capire i loro bisogni e dare una mano. Come esperienza direttamente legata alla mia professione, ho svolto un periodo di volontariato al poliambulatorio della Caritas, dove ho incontrato tantissimi migranti. Ascoltavo le loro storie, chiedendomi da dove avessero origine. Così è nato il mio desiderio di partire per l’Africa, dove quelle storie nascevano. Ho aspettato di trovarmi al quinto ed ultimo anno di specializzazione per essere davvero utile sul campo e mettere a disposizione la formazione acquisita.

    In Africa oggi assistiamo ad una crescita vertiginosa di casi di persone che soffrono di patologie croniche. Questo è dovuto, soprattutto, all’accentuarsi di stili di vita occidentali e all’aumento dell’aspettativa di vita. Manca ancora una profonda consapevolezza di queste patologie. Perciò, il Cuamm promuove a Tosamaganga un progetto per il trattamento degli NCDs, i pazienti con malattie croniche, come diabete e ipertensione.

    Il nostro è un lavoro di sensibilizzazione: informiamo le persone dell’esistenza di malattie croniche, il cui concetto non è così facile da trasmettere. Già in Italia, ogni tanto, abbiamo difficoltà a fare capire ai pazienti che necessitano di una medicina per tutta la vita. Qui è ancora più complicato, perché molti africani sono abituati a pensare che la malattia c’è, poi si fa un trattamento e si guarisce. Invece, esistono malattie che inizialmente sono invisibili, appunto “non-comunicabili”, ma se non vengono trattate, le conseguenze diventano drammatiche: infarti, ictus, piedi diabetici che portano ad amputazione, perdita della vista, infezioni. Parallelamente, il nostro compito è anche pratico: forniamo le medicine a tutte le persone che non possono permettersele. Uno dei grandi problemi della Tanzania e di tanti Paesi africani è che i sistemi sanitari non si prendono cura delle persone al 100 per cento e chi è malato deve pagarsi quasi tutto, persino il trasporto in ospedale. Oltre all’attività in ambulatorio, gestiamo un reparto di terapia intensiva, un reparto per pazienti uomini, un reparto per pazienti donne.

    Il progetto NCDs comprende, ogni tre mesi, anche supervisioni nei centri di salute periferici: con il team medico e infermieristico locale andiamo a fare una raccolta dati di quello che succede nell’health center, così da valutare l’efficacia, fornire le medicine e fare visite. In questo modo, soltanto i casi più gravi vengono presi in carico dal grande ospedale. Si tratta di un progetto nato nel 2019, che vive grazie al Cuamm e ad una partnership con l’ospedale di Tosamaganga e il distretto di Iringa.

    Nella regione di Iringa, oggi i centri di salute gestiti dal Cuamm sono 8. Non c’è personale medico locale, ma esistono i clinical officer, figure a metà tra il medico e l’infermiere, che si occupano al 90 per cento dei pazienti con malattie croniche e ci riferiscono soltanto i casi più gravi o mal controllati. Oltre ai centri di salute, siamo attivi in 70 strutture periferiche, i cosiddetti dispensari, che afferiscono ai centri di salute, che fanno riferimento all’ospedale di Tosamaganga.

    Per me è molto importante confrontarmi con un altro tipo di medicina, con una gestione medica diversa dei pazienti. A volte, trovo frustrante vedere che qui i malati si devono pagare qualsiasi cosa. Finché il paziente non compra siringa e terapia, non può fare la terapia. Tuttavia, noi facciamo il massimo, nonostante le risorse siano limitate. Il sogno è una sanità accessibile a tutti, in Tanzania, come in tutta l’Africa!».

    Niente è troppo poco: il tuo aiuto contribuisce a garantire cure a bambini come Agnes.

    Dona il tuo 5×1000

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