8° PREMIO DI LAUREA “IRMA BATTISTUZZI”
In memoria di Irma Battistuzzi permette ad una/un laureata in Ostetricia dell’Università degli Studi di Padova di svolgere un periodo di tirocinio in Africa, in uno degli ospedali in cui opera il Cuamm.

Il premio di laurea è stato istituito in ricordo di Irma Battistuzzi, diplomata alla Scuola di Ostetricia dell’Università di Padova il 15 giugno 1940, che nel suo lavoro di ostetrica si distinse per la grande saggezza, generosità e vicinanza agli altri e per il profondo rispetto del miracolo della vita. Su iniziativa della famiglia Benedetti, sarà finanziato l’ottavo premio studio per permettere ad una/un neolaureata/o in Ostetricia dell’Università degli Studi di Padova di svolgere un periodo di tirocinio in Africa, in uno degli ospedali in cui opera Medici con l’Africa Cuamm.
È riservato a candidate e candidati in possesso della laurea in Ostetricia conseguita presso l’Università degli Studi di Padova nell’anno accademico 2023/2024 che desiderino aumentare le proprie conoscenze e competenze professionali operando in ambienti difficili e con risorse limitate, acquisendo così un bagaglio di esperienze utili sia all’interno di un reparto ospedaliero italiano o europeo, sia nel caso di scelta personale di svolgere la propria attività professionale nel settore della cooperazione internazionale.
C’è tempo fino al 2 dicembre 2024 per presentare la domanda di partecipazione. La partenza è prevista per il mese di gennaio.
Il bando è consultabile qui.
Medici con l’Africa Cuamm ringrazia la famiglia Benedetti per la generosità e per aver scelto di attivare le borse di studio con la nostra organizzazione in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova e con l’Associazione Alumni.
I racconti delle ostetriche partite
Chiara Maria Nicolin – Ospedale di Aber in Uganda
Vivere il loro concetto di maternità è stato arricchente per la mia professione, ma soprattutto per lamia persona: ho avuto modo di vedere, parlare e confrontarmi su come viene vissuto l’essere donna e l’essere madre lì, regalandomi profonde emozioni e consapevolezza; nella sala parto del St. John XIII Hospital ho scoperto una solidarietà femminile, un sostegno ed una sincerità reciproca tra madri, che difficilmente ho visto prima e che ad oggi porto nel cuore.
Claudia Bertelle – Ospedale di Wolisso in Etiopia
È un’esperienza che desideravo fare da molto tempo. Quando sono partita non sapevo bene a cosa stavo andando incontro, sia il paesaggio che l’accoglienza delle persone che ho incontrato mi sono state di grande aiuto. Dal punto di vista personale e umano ho portato a casa tanta gioia, sorrisi e un nuovo modo di affrontare le cose mentre sotto il profilo professionale ho avuto l’opportunità di non fare affidamento solo su tutte le strumentazioni che abbiamo a disposizione qui in Italia.
Silvia Baldissera – Ospedale di Wolisso in Etiopia
Desideravo da tempo vivere un’esperienza professionale e umana in Africa. Sono partita con la consapevolezza che due mesi sono pochi per conoscere un mondo, per questo ho cercato di captare tutto il possibile, ricambiando dando il massimo. Ho trascorso ore in sala parto, cercando di capire sempre il perché di alcune pratiche. Tutte le azioni hanno una motivazione e sono contestualizzate all’ambiente dove ci troviamo.
Chiara Spolverato – Ospedale di Wolisso in Etiopia
Sono davvero grata alla figlia di Irma, Giulia, al Cuamm e ad Alumni per questa opportunità che mi è stata data. Porterò sempre con me gli sguardi delle donne ricchi di riconoscenza dopo il parto e consapevoli del magico percorso che stanno per intraprendere, ma soprattutto quello delle loro famiglie ricco di curiosità e gioia quando chiedevo loro il telo per coprire il neonato, curiosi di sapere come stavano mamma e bambino, il sesso del nuovo nato e in alcuni casi anche il numero dei bambini, che la famiglia non sa fino al momento del parto.
Greta Beltramini – Ospedale di Bo in Sierra Leone
La maggior parte del mio tempo in Sierra Leone, però, l’ho trascorso in ospedale. Pur non avendo rigidi vincoli di orari, cercavo di imparare quanto più potevo. A partire dal briefing alle 8.30 del mattino, quando il medico e l’équipe discutevano i casi interessanti della nottata, fino alla sala parto, in cui rimanevo fino al pomeriggio, dove ho conosciuto diverse colleghe e appreso come avviene la gestione sanitaria in contesti tanto diversi da quello italiano. È un’esperienza che desideravo fare da molto tempo. Quando sono partita non sapevo bene a cosa stavo andando incontro, sia il paesaggio che l’accoglienza delle persone che ho incontrato mi sono state di grande aiuto. Dal punto di vista personale e umano ho portato a casa tanta gioia, sorrisi e un nuovo modo di affrontare le cose mentre sotto il profilo professionale ho avuto l’opportunità di non fare affidamento solo su tutte le strumentazioni che abbiamo a disposizione qui in Italia.
Elisa Callavarin – Ospedale di Tosamaganga in Tanzania
Ho cercato di assorbire il più possibile e farne tesoro, a volte nei giorni tristi torno con la mente a quei momenti e tutto sembra farsi più chiaro: l’Africa possiede un incanto particolare, ha un fascino che non è facile cogliere, è una bellezza ruvida che risiede in valori essenziali. Spesso nella nostra realtà quotidiana tendiamo a dare per scontato molte cose. In Africa, invece, ci si rende conto di quanto siano preziose, tutto acquista un significato diverso. Non smetterò di ringraziare chi mi ha dato l’opportunità di aprire gli occhi vivendo un’esperienza così totalizzante e forte”.
Martina Mezzaro – Ospedale di Matany in Uganda
Una delle cose che più mi piace dell’essere ostetrica è la possibilità di accompagnare la donna durante un percorso delicato e importante della vita come è la maternità, riuscendo molto spesso ad instaurare un rapporto di fiducia reciproca. Uno degli aspetti difficili invece è immedesimarsi nel dolore di un’altra donna, a volte accade inevitabilmente. Ogni madre ha una storia diversa alle spalle, un modo diverso di affrontare il dolore, non è sempre facile capire ma spesso non è nemmeno necessario farlo; essere ostetrica è anche intuire quando bisogna fare un passo indietro.