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Dietro gli interventi in salute materno infantile del Cuamm nei paesi in cui opera, ci sono migliaia di storie di donne che rischiano la vita a causa della difficoltà di offrire un soccorso adeguato durante le emergenze. Questa è la storia a lieto fine di Atim.

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    Dietro gli interventi in salute materno infantile del Cuamm nei paesi in cui opera, ci sono migliaia di storie di donne che affrontano complicazioni ostetriche e che rischiano la vita a causa della difficoltà ad offrire un pronto soccorso nelle emergenze da parte dei sistemi sanitari locali.

    Eppure, grazie all’intervento del personale formato che lavora nelle strutture, possiamo raccontare anche molte storie difficili, ma a lieto fine.

    Una di queste è la storia di Atim, una giovane ragazza proveniente dal villaggio di Ajaka C, nel distretto di Oyam. È rimasta incinta quando aveva 18 anni, mentre frequentava ancora la scuola e, a causa della gravidanza, è stata costretta ad abbandonare il percorso di studi. Rimasta sola, si è trovata costretta a vivere con il suocero con problemi di alcolismo e incurante della sua salute. Questo l’ha portata a sottoporsi ad un aborto illegale. Immediatamente dopo l’aborto ha sviluppato sanguinamento e dolore addominale per un infezione. Atim si è rivolta al centro medico più vicino che non avendo i mezzi per gestire l’infezione di cui soffriva, l’ha indirizzata ad un altro centro di salute più distante da casa l’Anyeke Health Center IV. Atim ha però deciso di abbandonare le cure perché non poteva permettersi di rimanere in un’unità sanitaria così distante senza nessuno che si prendesse cura di lei durante la degenza.

    Putroppo però la situazione è precipitata e dopo pochi giorni Atim è stata portata d’urgenza con una motocicletta al Ngai HCIII: le sue condizioni erano critiche, era sotto shock e con una grave emorragia in corso.

    Prontamente, al suo arrivo è stata assistita da un’ostetrica del centro di salute molto competente che aveva appena frequentato un corso di formazione sulle complicanze ostetriche ed in particolare sulla gestione delle emorragie post-parto: la sua formazione era stata curata da Annet, operatrice per la salute materna e infantile nell’ambito del progetto Cuamm “Prima le mamme e i bambini”. È stata dunque eseguita una rapida valutazione che ha rivelato che Atim soffriva di un’infezione dovuta dal trattenimento della placenta settica ed era gravemente anemica. La sua pressione sanguigna era molto bassa, il suo cuore batteva molto velocemente, quindi era confusa e sudava molto.

    Il team è intervenuto rapidamente, prendendosi cura di lei e utilizzando tutto il necessario per affrontare la situazione. Un’ambulanza supportata dal Cuamm è stata rapidamente attivata e nel giro di un’ora Atim è stata trasferita all’ospedale di Aber dove ha ricevuto una trasfusione.

    Atim è stata dimessa dall’ospedale 3 giorni dopo e poi è stata seguita a livello di struttura e di comunità con il supporto dell’assistente sociale del Cuamm, il Village Health Team (VHT) e l’ostetrica.

    “Sono molto grata al Cuamm. Le ostetriche mi hanno salvato la vita. Grazie! L’ambulanza che mi ha trasportato mi ha dato la possibilità di sopravvivere. Avevo paura di morire, ma oggi sono viva. Grazie al supporto di tutti, ho sentito di avere qualcuno al mio fianco che si prendeva cura di me” racconta Atim.

    La mortalità materna e l’accesso ai servizi per la salute riproduttiva e le emergenze ostetriche sono tra i principali indicatori del livello di disuguaglianza sociale tra paesi sviluppati e paesi meno sviluppati e, all’interno di ogni singolo paese, tra ricchi e poveri. Per questo è fondamentale garantire servizi ostetrici di qualità funzionanti 24 ore su 24 e quindi la disponibilità costante di risorse umane qualificate, farmaci ed equipaggiamento, trasporti e comunicazioni che colleghino le famiglie e le comunità con la rete sanitaria periferica e l’ospedale, secondo l’approccio della continuità assistenziale.