Supporto psicologico ai rifugiati e ai locali
30 marzo 2023 – “Vivevo a Kharkiv e dopo un mese dall’inizio della guerra mi ero quasi abituata al rumore delle bombe e ai razzi che esplodevano, in fondo era la mia casa e non volevo lasciarla”. Il racconto di Svitlana, in uno degli eventi-incontro per il supporto psicologico ai rifugiati a Chernivsti.

30 marzo 2023 – «Vivevo a Kharkiv e dopo un mese dall’inizio della guerra mi ero quasi abituata al rumore delle bombe e ai razzi che esplodevano, in fondo era la mia casa e non volevo lasciarla – racconta Svitlana, 65 anni –. Quando mia figlia Ksesia mi ha chiesto di lasciare Kharkiv insieme a mio nipote appena nato, ho capito che era il momento di agire e di lasciare la mia vita, la mia casa, i miei amici. Una volta arrivate a Chernivtsi non è stato semplice, mi sentivo al sicuro, protetta, ma ferita e senza più punti di riferimento». Quella di Svitlana è una delle tante testimonianze emerse negli incontri che come Cuamm, insieme a volontari e psicologi locali, stiamo realizzando a Chernivsti, per il sostegno mentale e psicologico della popolazione locale e dei rifugiati. 6 incontri, circa 500 persone supportate, 5 psicologi coinvolti e diversi volontari locali: sono questi i dati dell’attività sulla salute mentale “Screening, riferimento e monitoraggio dei casi particolarmente bisognosi di servizi di salute mentale e supporto psico-sociale”, sostenuto da Aics, realizzata dal Cuamm in collaborazione con VRB.
Gli incontri sono stati dei momenti di integrazione, benessere e divertimento, ma anche di sensibilizzazione per la salute mentale. Attività di supporto psicologico sono state realizzate anche all’interno di tre rifugi nella città di Chernivtsi. Grazie al lavoro di 2 psicologi locali, si fornisce settimanalmente supporto psicologico agli sfollati interni. In 3 mesi di attività, il supporto psicologico è stato fornito a più di 200 rifugiati ed è stato organizzato un ciclo di attività di training sulla gestione dello stress e sul burnout per 11 operatori che lavorano all’interno di uno dei centri di accoglienza. «Questi eventi sono stati un’occasione per ritrovare un senso di appartenenza perduto, ho incontrato tante persone con una storia simile alla mia e ho trovato conforto nel condividere le mie emozioni insieme a tante altre, così diverse, ma così familiari. I professionisti psicologi ci hanno messo subito a nostro agio e sono grata di questo momento di serenità e supporto», conclude Svitlana. Sono 11 mesi che Svitlana non vede più la sua città, ma la speranza di tornarci non l’ha mai abbandonata: «Quando la guerra finirà, dovete venire a visitare Kharkiv, è una città bellissima».