Dicono di lui
Don Luigi: sotto quel nero, un ARCOBALENO di don Dante Carraro Posso raccontare proprio questo: sotto quell’immancabile vestito nero, accompagnato dall’altrettanto inconfondibile berretto (ovviamente nero), c’è la scoperta, quotidiana e riconoscente, di un arcobaleno, colori armoniosi e intensi di una personalità ricca e piena di vita. Una vita sacerdotale che quest’anno compie cinquant’anni, quasi tutti
Don Luigi: sotto quel nero, un ARCOBALENO
di don Dante Carraro
Posso raccontare proprio questo: sotto quell’immancabile vestito nero, accompagnato dall’altrettanto inconfondibile berretto (ovviamente nero), c’è la scoperta, quotidiana e riconoscente, di un arcobaleno, colori armoniosi e intensi di una personalità ricca e piena di vita. Una vita sacerdotale che quest’anno compie cinquant’anni, quasi tutti spesi al Cuamm, eccetto i primi cinque, passati tra Padova e Roma per la laurea in Teologia dogmatica. Di quell’arcobaleno mi piace citare solo alcuni colori. Riconosco la parzialità del mio dire, ma anche la verità, frutto di sei anni[1] trascorsi pregando, lavorando, mangiando e anche ridendo, insieme.
I poveri: per don Luigi sono il patrimonio di Dio. I poveri soprattutto. La sua usuale pacatezza e equilibrio vanno a farsi benedire quando di mezzo ci sono i poveri. Lo sdegno, la passione, il calore si sprigionano quando a essere offesi sono i poveri. Scherzando a volte gli dico: “Ma don Luigi, sei più a sinistra di Bertinotti!” E lui: “Sinistra o destra non mi interessano. I poveri sono i prediletti del Signore; l’economia e il tornaconto non possono calpestare e umiliare i loro diritti”.
Le persone: i programmi, i progetti, il buon funzionamento delle cose, il Cuamm, sono importanti per don Luigi, ma prima di tutto ci sono le persone e il loro vivere. Il suo telefonare, il suo farsi vicino, la sua presenza ai funerali, ai matrimoni, ai battesimi, alle lauree, i tanti chilometri fatti per visitare una famiglia o un ammalato esprimono questa sua assoluta priorità. Me l’ha detto tante volte: “La comunicazione e il farsi conoscere sono importanti e necessarie, ma il Cuamm vive e cresce soprattutto dentro e in forza di rapporti autentici e veri con le persone, rapporti di amicizia sincera e leale”.
La Provvidenza: più di qualche volta mi ha detto: “I conti bisogna farli e farli tornare, ma è di Lui che dobbiamo fidarci. È Lui che ha voluto il Cuamm e lo fa camminare. Non ci fa male sentire sulla nostra pelle l’invocazione che tanti poveri ogni giorno rivolgono al Padre: dacci oggi il nostro pane quotidiano. L’onestà, la correttezza, la serietà nell’operare è solo il segno del nostro fidarci di Lui”.
La preghiera: è per don Luigi la sorgente fresca e limpida di quella vitalità che nei suoi 73 anni tutti gli riconoscono e ammirano. Ogni giorno, nel breviario, nella S. Messa e nel rosario, affida al Signore il Cuamm: Gli chiede in particolare di essere vicino a tutti i volontari e alle loro famiglie e, insieme, che conservi al “fare” del Cuamm quell’anima missionaria, aperta e grande, profondamente evangelica che il Prof. Canova ha intuito e vissuto.
Caro don Luigi, ti chiedo di continuare ad aiutarci nel cammino, come hai fatto fino ad oggi. Continua ad essere l’arcobaleno di vita per ciascuno e per tutto il Cuamm.
Il Signore ti protegga, ti custodisca, ti conservi ancora per tanti anni.
GRAZIE di cuore, don Luigi, a nome di tutti.
tratto da: I quattro venti, notiziario del CUAMM – Medici con l’Africa, giugno 2000