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La frontiera del vaccinoin una terra dimenticata

Vaccinare in una terra di frontiera, una sfida sul piano logistico e geografico. La testimonianza da Ombadja, nel Cunene, in Angola.

 

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    Per raccontare l’importanza delle vaccinazioni in una terra di frontiera come la provincia di Ombadja, nel Cunene occorre cominciare dalle enormi sfide di tipo logistico e geografico. Anzitutto abbiamo fatto grandi sforzi per individuare possibili casi nelle zone rurali. Qui siamo una terra di confine, una zona di passaggio molto importante con la Namibia. Parliamo lo stesso dialetto, gli usi e costumi sono simili: è un’area di scambi commerciali importanti per migliorare le condizioni di vita. La frontiera con la Namibia è stata chiusa sin dai primi mesi dell’anno, ma questo ha intensificato i movimenti nelle zone meno controllate, quelle rurali di confine. Abbiamo avuto diversi casi di commercianti positivi nel Comune di frontiera di Onepolo e anche casi di intere famiglie positive e decessi a causa di familiari di ritorno per esempio dal Sud Africa, dove i casi erano in continuo aumento. È in questo senso che arrivare con test e vaccini in queste aree è una sfida soprattutto sul piano logistico, ma fa la differenza. I genitori di questi ragazzi di ritorno dalle aree di maggior contagio si sarebbero potuti salvare se avessero avuto un rapido accesso alla vaccinazione.

    In generale, l’inizio della pandemia di Covid-19 ha avuto un grande impatto sui nostri servizi di assistenza sanitaria. Era qualcosa di nuovo, non c’era sufficiente conoscenza e ha provocato panico negli operatori sanitari e non. Le persone non andavano più alle visite mediche e gli ospedali erano restii ad ammettere persone con sintomi simili a quelli del Covid. Ancora non si erano verificati casi, ma c’era paura dei sintomi di cui si sentiva parlare, sia in città che nelle comunità rurali.

    Con il passare dei mesi questo panico si è tradotto in un’attenzione dedicata del sistema sanitario sulla pandemia e questo ha avuto benefici, ma anche conseguenze di cui sentiamo ancora gli effetti.

    Da un lato vi è stato un grande sforzo per poter attivare risorse per la prevenzione della pandemia. Non è stato facile, ma ha dato i suoi frutti attivare una macchina per poter assicurare luoghi in cui poter rimanere in quarantena, fare formazione, reperire test Covid e poter successivamente attivare la campagna vaccinale. Nel suo picco massimo, l’ospedale provinciale di Xangongo è arrivato ad un numero di quaranta pazienti identificati come Covid e con difficoltà respiratorie. Attivare le risorse necessarie è stato importante per riportare questo numero a zero.

    Dall’altro lato c’è stato un momento in cui nei centri di salute c’erano più alcool, gel e mascherine che farmaci. Le risorse del sistema sanitario erano concentrate sulla pandemia e abbiamo messo in secondo piano le vaccinazioni di routine e le malattie tipiche del nostro paese, come la malaria. Ad oggi questi servizi sono ripartiti con l’aiuto di ong come il Cuamm.

    In questo momento il numero di vaccinazioni è aumentato, soprattutto tra i giovani, a causa del decreto di governo che rende la vaccinazione obbligatoria per poter entrare in qualsiasi edificio pubblico e per la vita sociale. Nella popolazione, c’è sempre qualcuno che oppone resistenza, soprattutto nelle zone rurali. Abbiamo portato avanti campagne di sensibilizzazione al riguardo, ma si è diffusa la fake news che a tre anni dalla vaccinazione si muoia. C’è molto lavoro da fare a riguardo. Lavoriamo in cinque Comuni e quaranta aree, e in sei di queste c’è stata una maggioranza di opposizione alla vaccinazione, a testimoniare come sia importante il pensiero diffuso nella comunità. Dall’altro lato avevamo molti esempi di persone che continuavano a chiamare per sapere quando sarebbero arrivati i vaccini. Come me, sapevano che è l’unica azione che può farle sentire più sicure e proteggerle per tornare alla vita di tutti i giorni. Una circostanza che mi ha fatto molto piacere è stato vedere persone di una certa età, che vivono in zone rurali lontane, presentarsi spontaneamente nei punti di vaccinazione, non appena informati dell’arrivo delle vaccinazioni dai famigliari che vivono in città. Questo testimonia come per certe persone le vaccinazioni abbiano ricoperto sempre un ruolo fondamentale per il miglioramento della qualità della vita.

    di Epifania Ndeushuda, direttrice di salute pubblica della provincia di Ombadja, Cunene, Angola

    (Testimonianza raccolta da Sara Guadagni, civilista Cuamm)

    vaccinazione-angola

    Attesa per la vaccinazione contro Sars-Covid-2, Centro della gioventù di Xangongo