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Una bussola che dà fiducia

La professione di autista nella cooperazione è spesso sottovalutata, ma fa la differenza ed è fondamentale per muoversi il più possibile in sicurezza.

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    Le lunghe strade impolverate che si srotolando davanti: sono una dell’immagini che rimangono nella mente e nel cuore dei tanti che hanno avuto modo di vivere un pezzettino della loro storia in Africa.

    Strade dissestate, piene di imprevisti, che allungano il tempo in maniera esponenziale, obbligandoti a stare in macchina delle ore per percorre pochi chilometri, ma che allo stesso tempo ti regalano momenti preziosi a fianco dei colleghi locali ed in particolare degli autisti, attraverso cui impari a conoscere il mondo che ti circonda, come fossero delle vere e proprie guide.

    Ce lo racconta Francesca Favaro al suo rientro dal Sud Sudan: “L’autista per me è sempre stato un angelo custode, perché ha il fiuto di intuire quando c’è un pericolo anche in situazioni in cui tu non hai proprio sentore che si possa verificare – racconta –. Prima di partire per una missione era di rito la chiamata alla mattina con il driver per assicurarsi se fosse possibile raggiungere la zona prefissata o se fosse meglio rimandare. Mi affidavo e si instaurava una fiducia reciproca che diventava quasi sottointesa”.

    La conoscenza del territorio è una prerogativa fondamentale per operare in Africa e l’autista diventa una bussola vivente per potersi muovere in sicurezza, un mediatore per poter parlare con la popolazione locale quando la lingua diventa un ostacolo e la persona che riesce a riparare la macchina e farla ripartire nei posti e nelle situazioni più improbabili.

    “Una volta eravamo lungo una strada per raggiungere un centro di salute periferico e Matik, l’autista con cui viaggiavo, si è fermato improvvisamente, non riuscivo a capire il perché ma dopo pochi secondi ci è caduto davanti un albero di mango – racconta Francesca –. Aveva sentito il rumore del legno scricchiolare e aveva capito che l’albero stava per cadere, se non fosse stato per lui ci saremmo ritrovati con la macchina sotto un albero di mango.”

    Una professione spesso sottovalutata, ma che fa la differenza e che comporta, in molti contesti, anche il mettere a rischio la propria vita. E ne è dolorosa prova ciò che è recentemente successo in Sud Sudan a due colleghi che hanno perso la vita mentre facevano il loro lavoro sul campo.

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