UGANDA VERSO UNA SANITÀ PIÙ EQUA E INCLUSIVA
Si conclude il progetto che ha coinvolto la popolazione di rifugiati e quella ospitante in West Nile. Un ulteriore passo per migliorare i servizi di salute e di igiene, con particolare attenzione alle persone con disabilità.

Pochi giorni fa, nel distretto di Terego nella regione del West Nile in Uganda, sono state ufficialmente inaugurate e consegnate alle autorità sanitarie distrettuali, due strutture interamente rinnovate con il supporto del Cuamm: un laboratorio polivalente di microbiologia e biochimica, con un centro di raccolta e conservazione del sangue presso il Centro di salute (HC) di Yinga e un reparto di degenza nel Centro di salute di Odupi.
Yinga è una struttura sanitaria di riferimento che si trova nel campo di rifugiati di Imvepi, a cui afferisce una popolazione di circa 20.000 persone, composta sia da rifugiati che comunità ospitanti. “C’era bisogno di rinnovare il laboratorio e creare spazio sufficiente per la raccolta e conservazione del sangue – afferma Joseph Katetemera, consulente tecnico Cuamm in West Nile -. Prima i pazienti erano costretti a recarsi fino all’Ospedale di Arua, a 70 km circa, per ricevere una trasfusione di sangue. La struttura è stata trasformata in un’unità all’avanguardia, con finiture di pregio e un sistema di controllo della temperatura adatto allo scopo previsto”.
Il centro sanitario Odupi III, con una popolazione di riferimento di circa 15.000 persone, ha avuto per lungo tempo un solo reparto di degenza per uomini e donne, senza alcuna privacy per i pazienti. Inoltre il reparto si trovava in un cattivo stato strutturale, mettendo a rischio il personale e i pazienti al suo interno. Con la ristrutturazione, i posti letto totali sono diventati 32, rendendolo il reparto più grande del distretto di Terego.
É con la consegna di queste strutture riabilitate che si ufficializza la conclusione dell’ “Iniziativa inclusiva di emergenza per rafforzare i servizi sanitari e le pratiche igieniche nelle comunità rifugiate e ospitanti in West Nile, Uganda”, un progetto finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e implementato da Cuamm in collaborazione con CBM International e l’Ong locale Community Empowerment for Rural Development (Ceford).
Avviato a settembre 2023, il progetto ha coinvolto sia la popolazione di rifugiati nell’area sia quella ospitante con l’obiettivo di contribuire al miglioramento dei servizi di salute e di igiene, dedicando una particolare attenzione alle categorie più fragili, donne, bambini e persone con disabilità. Un intervento integrato a più livelli: 14.585 persone raggiunte e coinvolte attraverso le attività di outreach e sensibilizzazione, in particolare 5.676 con messaggi mirati sull’uso sicuro dell’acqua e sull’importanza delle buone pratiche igieniche.
Proprio per favorire e migliorare l’inclusività ed equità dei servizi, sono state costruite 140 latrine per persone con disabilità e forniti 800 kit per l’igiene mestruale a donne e ragazze con bisogni particolari composto da assorbenti riutilizzabili, biancheria intima e un asciugamano, oltre a sapone per i vestiti, sapone per le mani e due taniche d’acqua da 20 litri. Un impegno possibile grazie ai 277 operatori di salute comunitaria formati, anche in ambito psicosociale e di salute mentale. 307 i pazienti con problemi di salute mentale supportati.
In ambito materno-infantile, sono state 2.777 le donne che hanno potuto accedere al parto assistito e 92 i trasferimenti di emergenza per complicanze ostetriche, riferiti da una distanza tra i 40 e i 70 km.È stato garantito il supporto costante ai servizi di vaccinazione pediatrica per assicurare la prevenzione e protezione da malattie prevenibili. Inoltre, il trattamento antimalarico con artesunato ha contribuito alla riduzione della mortalità correlata alla malaria, dallo 0,4% allo 0,08%.
Anche il supporto ai servizi ortopedici è stato significativo, permettendo il trattamento di 1.357 pazienti tra cui Emmanuela, una bambina nata con il piede torto congenito, una malformazione che, se trascurata, può causare disabilità, difficoltà a camminare, oltre che rischio di stigmatizzazione. Riferita al centro di salute nel campo di Ivempi, supportato dal progetto, è stata visitata e dopo una serie di manovre specifiche, le è stato applicato un gesso settimanale per quattro settimane ed infine effettuata un’operazione chirurgica, seguita dall’applicazione di un tutore. “Sono molto grata a Cuamm per aver portato i servizi più vicino alla nostra comunità, perché non sarei mai riuscita ad arrivare fino ad Arua ogni settimana per il trattamento. Mia figlia è stata salvata da una disabilità permanente e ora crescerà come gli altri bambini. Desiderio che i servizi continuino e si rafforzino, in modo che più persone possano beneficiarne e ricevere aiuto”, ha dichiarato Beatrice, la mamma di Emmanuela.
Promuovere l’accesso alla salute e l’equità sociale rimane il cuore dell’impegno di Medici con l’Africa Cuamm in Uganda e in tutti i Paesi in cui opera. Ci proponiamo di farlo con un approccio sistemico e integrato, non solo focalizzato sui singoli ma volto al rafforzamento dei sistemi sanitari dal loro interno, grazie alla stretta collaborazione con le istituzioni locali.