PROTEGGERE LA VITA ALLA NASCITA L’IMPORTANZA DEGLI INFERMIERI DI NEONATOLOGIA
A Beira , in Mozambico, è iniziata la formazione pratica per i 20 infermieri che stanno partecipando al corso annuale professionalizzante di infermieristica neonatale, avviato lo scorso febbraio. Opportunità di confronto e crescita per prendersi cura, meglio, dei neonati.

A Beira è iniziata la formazione pratica per i 20 infermieri che stanno partecipando al corso annuale professionalizzante di infermieristica neonatale, avviato lo scorso febbraio a Beira, nella provincia di Sofala in Mozambico. “Formador“, così vengono chiamati i tutor dagli studenti, “possiamo discutere insieme un caso? mi puoi dire se sto facendo bene?”. Opportunità di confronto e crescita non scontate per chi è stato spesso abituato a lavorare senza un’adeguata preparazione, da solo, in un contesto in cui le sfide sono tante.
Si tratta del primo corso di questo tipo a Sofala, dopo un primo anno a Maputo. La formazione teorica è terminata e ora i partecipanti hanno cominciato la pratica che si svolgerà tra l’Ospedale Centrale di Beira e quello di Maputo, in particolare in Sala parto e in Neonatologia. È decisamente qualcosa di innovativo perché è la prima volta che in Sala parto ci sono degli infermieri dedicati esclusivamente al neonato. “Sai Dotora, tante cose le facevo anche prima ma non sapevo bene perché le stessi facendo e quando fosse più giusto farle. Adesso sono preparata, so cosa devo fare e quando farlo, quindi scelgo con consapevolezza”, ha affermato Gracinda, infermiera che lavora nel Berçário dell’Ospedale centrale di Beira da 7 anni. Lo riferisce Irene Avagnina, pediatra Cuamm all’Ospedale di Beira, raccontando con soddisfazione dei primi riscontri ricevuti dai partecipanti al corso: “Si è creato un team forte, collaborativo, in cui ci si aiuta reciprocamente, ci si scambia conoscenze ed esperienze. È stato fondamentale far capire loro quanto siano protagonisti nei primi momenti di vita del neonato, che il loro servizio può avere un impatto cruciale! Quando rianimavano i bambini con successo o riuscivano a risolvere una situazione complessa, si notava chiaramente lo stupore e la gratificazione per la possibilità di fare davvero la differenza”.
Un impegno condiviso per investire nella crescita delle risorse umane locali, una formazione professionalizzante che si inserisce nell’ambito del progetto “Rafforzamento del sistema degli istituti di formazione del personale sanitario e supporto allo sviluppo della telemedicina”, finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e realizzato con Aispo, Comunità di Sant’Egidio e l’Università di Sassari.
“È stato importante che il Ministero abbia deciso di coinvolgere il personale già in servizio. È decisamente questo il punto di forza per avere un impatto effettivo sul sistema sanitario, dando la possibilità agli operatori di crescere. Nonostante le sfide di implementazione, c’è stata una chiara volontà dell’Istituto pubblico di Scienze e Salute di prendersi in carico questo impegno e di pensarlo da subito come un corso continuativo e duraturo nel tempo perché visto come un’opportunità concreta di miglioramento”, aggiunge Irene.L’Istituto risente ancora degli effetti post ciclone Idai e della crisi economica ma nonostante ciò, si conferma punto di riferimento nazionale per la formazione professionalizzante in ambito infermieristico.
“Nella giornata della donna mozambicana, ci siamo incontrate insieme alle colleghe. Ci siamo messe in cerchio, ognuna di noi con la sua capulana – un tessuto della tradizione culturale mozambicana usato dalle donne, che ha un forte valore simbolico -. Dovevamo condividere un desiderio, la speranza che ognuno di noi aveva riponeva in questo corso”, conclude Irene. “Alla fine, il gruppo ha intonato una canzone che dice: “chi aveva paura di nascere, adesso apprezza la vita”.