Medici con l'Africa Cuamm

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In Puglia per non lasciare indietro nessuno

Un intervento sanitario capillare che nasce nel cuore della provincia di Foggia, tra i lavoratori agricoli migranti e che si estende ad altre province pugliesi per portare assistenza ai più marginalizzati.

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    È nell’area della Capitanata, un distretto della provincia di Foggia, che riparte l’impegno di Medici con l’Africa Cuamm in Puglia. Avviato silenziosamente nel 2015 su impulso del gruppo Medici con l’Africa Cuamm Bari, l’intervento di prossimità realizzato all’interno del progetto Su.Pr.Eme 2 si concentra sull’assistenza sanitaria ai gruppi marginalizzati, per lo più lavoratori agricoli stagionali, accolti negli insediamenti informali di Casa Sankara e Arena nella zona di San Severo, per poi estendersi anche ai comuni di Nardò (Le), Turi (Ba) e Terlizzi (Bat) con attività stagionali.

    La regione Puglia accoglie infatti circa 138.000 stranieri, la maggior parte dei quali residenti nei comuni di Bari e Foggia dove l’agricoltura rappresenta l’attività predominante. Tra loro, molti sono richiedenti asilo o altre forme di protezione impegnati proprio nei campi. Si tratta di uomini provenienti da Senegal, Gambia, Marocco, Mali, Burkina Faso e altri paesi del continente africano. Lavorano ore ed ore nelle campagne e vivono ai margini della società, in insediamenti informali fuori dai centri cittadini. Sono spazi di dimensioni variabili, a seconda della zona geografica e del periodo dell’anno, con picchi di presenze durante i mesi estivi quando, per lavorare al raccolto, si stima la presenza di oltre 6.000 persone. Alcuni lavoratori agricoli poi, si fermano qui tutto l’anno perché non hanno possibilità abitative alternative vivendo in condizioni estremamente precarie in quelli che, vorgalmente, vengono chiamati ghetti.

    Sebbene la parola non ci piaccia, l’immagine di isolamento e marginalità che restituisce è qualcosa di estremamente aderente alla realtà. Si tratta per lo più di stabili occupati, casolari, baraccopoli dove i lavoratori migranti vivono in una condizione di costante esclusione sociale, economica e sanitaria. Sebbene esistano contesti meglio organizzati, come la foresteria Boncuri, nei pressi di Nardò, la condizione di marginalità è una costante.

    «Le condizioni di vita di queste persone hanno un impatto significativo sul loro stato di salute. – ha detto Lucia Raho, Responsabile medica Cuamm – anche negli ambienti più dignitosi, come la foresteria Boncuri, le condizioni di vita non sono propriamente agevoli, per tanti motivi, e questo finisce per avere delle ripercussioni sul loro stato di salute».

    L’attività Cuamm

    L’impegno Cuamm, che interessa stabilmente la provincia di Foggia e che si sviluppa stagionalmente anche nei comuni di Nardò (Le), Turi (Ba) e Terlizzi (Bat), è un intervento sanitario di prossimità che mira a garantire servizi primari alla popolazione migrante. Grazie alla collaborazione con Aress, Regione Puglia e le Asl territoriali, le attività mirano a facilitare l’accesso ai servizi disponibili sul territorio per rispondere meglio alle esigenze dei gruppi più vulnerabili, in un’ottica di inclusione sociale.

    «Ricordo bene la prima volta che ho visitato queste periferie. – racconta Lucia Raho, Responsabile medica Cuamm – lavoravo già da anni in ospedale e decidemmo, con altri medici volontari del gruppo Cuamm Bari di prendere qualche strumento di base e di arrivare qui per vedere com’era la soluzione e quali potevano essere i bisogni impellenti. Quello che vidi non mi sembrò vero, non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che dietro l’angolo, nella mia città, ci fossero persone che vivevano in queste condizioni».

    Le problematiche riscontrate dai team medici Cuamm sono le più disparate, spesso acuite dall’assenza di un intervento tempestivo. Tra le persone assistite, quindi, vengono identificati casi di diabete, ipertensione, dolori muscolari e problematiche gastroenteriche e dermatologiche legate alle precarie condizioni igienico-sanitarie.

    Per garantire servizi medici di base, i team multidisciplinari Cuamm si spostano a bordo di un camper medicalizzato e raggiungono gli insediamenti informali della provincia di Foggia, ma anche quelli di Turi e Terlizzi e la foresteria Boncuri di Nardò.

    «Garantire la prossimità sanitaria significa avere medici, infermieri, operatori sanitari e volontari che assistono i pazienti e che li riferiscono al sistema sanitario nazionale, in caso di necessità- ha detto Andrea Atzori, Responsabile Relazioni Internazionali – attraverso il lavoro in Puglia, Cuamm vuole garantire assistenza alle persone migranti, in particolar modo ai lavoratori stagionali a rischio sfruttamento e maggiormente vulnerabili ed esposti al fenomeno del caporalato».

    Impedimenti nell’accesso alle cure

    In Puglia, all’interno degli insediamenti informali in cui interveniamo, solo l’8% delle persone ha un medico di base. Per la maggior parte di loro quindi, la medicina di prossimità è l’unico punto di accesso alle cure.

    «Quello che facciamo, grazie anche alla stretta collaborazione con assistenti sociali, è creare un ponte tra il servizio sanitario e le comunità marginalizzate che si scontrano con barriere linguistiche, pregiudizi, stereotipi» dice Cesare De Vergilio – medico di comunità e volontario Cuamm.

    L’isolamento sociale, economico e sanitario pesa soprattutto, ma non solamente, sui lavoratori migranti stagionali. Insieme a loro, persone senza fissa dimora e membri della comunità rom e sinti vivono le stesse difficoltà. Grazie al sostegno finanziario dell’Assessorato al Welfare del Comune di Bari, Medici con l’Africa Cuamm, in collaborazione con Caps cooperativa sociale e l’organizzazione Psicologi per i Popoli, sta intervenendo anche nel campo rom e sinti di Japigia dove è attivo un Polo Socio Sanitario di Prossimità che fornisce servizi di prevenzione, ascolto e cura ai membri della comunità e ad altri gruppi marginalizzati come le persone senza fissa di dimora del comune di Bari.

    «Quello delle cure mediche è un problema per le persone rom e sinti che vivono in questo campo. La maggior parte di loro non ha documenti regolari e solo in pochi hanno una tessera sanitaria quindi non cercano spazi di cura. L’unità di strada permette loro di accedere a servizi di base dai quali sarebbero altrimenti esclusi e questo è molto apprezzato da tutti i membri della comunità» dice Daniel Tomescu – referente del campo di Japigia da ormai 25 anni.

    Mentre prosegue costante il nostro lavoro in nove paesi dell’Africa sub-sahariana, l’impegno in Puglia ci ricorda che nessuno deve essere lasciato indietro e che il diritto alla salute, l’accesso alle cure, e la dignità umana sono principi da difendere, su cui è possibile costruire comunità più accoglienti e solidali.

    Gli interventi Cuamm in Puglia, nelle province di Foggia, Bari e Barletta-Andrai-Trani sono realizzati nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme– un programma quinquennale plurifondo finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali mediante il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2021-2027 in complementarietà con il PN Inclusione 2021-2027.

     

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