Medici con l'Africa Cuamm

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Una corsa ad ostacoli

Carissimi, c’è un piccolo ospedale, bianco e rosso nel Cunene, nel sud dell’Angola. Si scrive Chiulo, si legge “sciulo”. Ero lì pochi giorni fa. È un ospedale che in tanti abbiamo nel cuore, ha 220 posti letto e offre assistenza a 250.000 persone. Qui ho toccato con mano, questa volta in maniera ancor più evidente

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    Carissimi,

    c’è un piccolo ospedale, bianco e rosso nel Cunene, nel sud dell’Angola. Si scrive Chiulo, si legge “sciulo”. Ero lì pochi giorni fa. È un ospedale che in tanti abbiamo nel cuore, ha 220 posti letto e offre assistenza a 250.000 persone. Qui ho toccato con mano, questa volta in maniera ancor più evidente di altre, che la vita in Africa è una corsa ad ostacoli, una salita accidentata dove fatiche si sommano a fatiche e pesi a pesi, con il rischio finale di rimanere schiacciati.

    Ho visto la siccità. Intorno all’ospedale un territorio secco e arido, dominato da maestosi baobab, dove piove sempre meno. Le falde acquifere si prosciugano, i pozzi vengono scavati sempre più a fondo e talvolta si trova solo acqua salata. Se manca l’acqua, non c’è cibo e i bambini non mangiano.

    Ho visto la malnutrizione. In questi ultimi mesi, i bambini malnutriti gravi ricoverati a Chiulo sono più che raddoppiati, rispetto agli anni precedenti. Questo ci dicono i dati e le voci di Laura, pediatra ed Elena specializzanda. Sono i bambini dell’Ala di Lulù, ristrutturata insieme al resto della Pediatria dai carissimi amici Niccolò Fabi e Shirin Amini, come segno di una vita che continua oltre il dolore. Non posso dimenticare i visi e gli sguardi di quei bambini. Sono un pugno nello stomaco. Di fronte alla loro sofferenza, il cuore si stringe, le parole restano soffocate. Hai solo il desiderio di vicinanza e di pietà, una pietà piena di affetto e partecipazione. E insieme senti salire dentro tanta rabbia che vuoi trasformare in impegno, in determinazione a non mollare, ad andare avanti, per essere vicini a questi bambini, a queste mamme, a questi occhi e visi carichi di sofferenza.

    Ho visto gli effetti del Covid-19. L’aumento dei casi di malnutrizione è sicuramente conseguenza della siccità, ma è stato anche amplificato dal Covid. L’Angola è un paese che ha conosciuto terribili epidemie, tra cui quella di Marburg nel 2005 in cui ha perso la vita la nostra carissima Maria Bonino. Per impedire il diffondersi del Covid, ha imposto un lockdown rigidissimo, chiudendo gli aeroporti e bloccando i commerci. Mancavano generi di prima necessità, come grano, zucchero, olio, difficilissimi da trovare. Il risultato? I prezzi dei generi alimentari sono schizzati e il Pil è crollato.

    E infine ho visto gli effetti della guerra, che blocca il rifornimento di derrate di grano provenienti dall’Ucraina, e in parte anche dalla Russia, aggravando la situazione.

    Un terribile circuito vizioso dove povertà, malattia e miseria determinano altra povertà, malattia e miseria. E intanto a Chiulo, l’Ala di Lulù trabocca di bambini e di sofferenza.

    Mentre vi scrivo queste righe, ci raggiunge la notizia di un grave incidente stradale vicino a Chiulo in Angola, causato dallo scoppio di un pneumatico: le informazioni sono ancora frammentate ma purtroppo un’infermiera locale che lavora con noi a Chiulo e una studentessa della scuola infermiere annessa all’Ospedale, non ce l’hanno fatta mentre altri 3 colleghi angolani sono rimasti feriti. In silenzio, di fronte al mistero della vita ci uniamo nella preghiera al dolore profondissimo delle famiglie e dei colleghi che sono in servizio.

    Ancor più allora, in tutto questo, ci si potrebbe domandare: che senso ha, in questa situazione, vaccinare contro il Covid-19? L’appello ci arriva proprio dalle autorità sanitarie del posto che ci hanno chiesto aiuto per portare i vaccini dai centri principali ai villaggi, perché vogliono sentirsi più sicuri e riprendere una vita normale. Ora le dosi sono arrivate, ma solo il 35% della popolazione ha ricevuto la prima e il 16% la seconda. Come Cuamm abbiamo risposto che ci siamo. Vogliamo fare la nostra parte affinché anche a Chiulo la salute sia un bene comune globale, come scrive Eric J. Rubin nel New England Journal of Medicine, del marzo 2022: “Addressing vaccine inequity”. Affrontare la disuguaglianza vaccinale è un dovere: va affrontata senza cedimenti, senza pressapochismi e i vaccini Covid-19 vanno visti come un bene pubblico globale. Ecco perché non vogliamo retrocedere dal nostro impegno sul campo e insieme stiamo proponendo “CONdividere per CONoscere. Dialoghi sul domani tra Africa ed Europa, oltre la pandemia”, una serie di incontri nelle città italiane, per riflettere con il professor Alberto Mantovani e altri amici speciali, attorno alla necessità di continuare a vaccinare contro il Covid-19. Perché ci conviene certo, ma prima di tutto perché è giusto e perché lo dobbiamo anche all’Africa, per toglierle di dosso un po’ di peso e aiutarla a camminare più spedita.

    Grazie di seguirci e di sostenerci e, per chi crede, di una preghiera.

    D. Dante

    PS: se può farvi piacere approfondire, a questo link potete trovare una serie di pillole video in cui il prof. Mantovani aiuta a rispondere ad alcuni dubbi sul tema della vaccinazione in Africa: grazie di aiutarci a diffonderle!