Medici con l'Africa Cuamm

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Il Cuamm per una nuova etica civile

Medici con l’Africa Cuamm partecipa al secondo Forum nazionale di etica applicata promosso a Padova dalla Fondazione Lanza, presso il Centro Culturale San Gaetano, tra il 21 e il 22 marzo 2013. Il contributo del Cuamm, elaborato da don Luigi Mazzucato, raccoglie l’invito degli organizzatori a far crescere una cultura civica di corresponsabilità sociale. E

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    Medici con l’Africa Cuamm partecipa al secondo Forum nazionale di etica applicata promosso a Padova dalla Fondazione Lanza, presso il Centro Culturale San Gaetano, tra il 21 e il 22 marzo 2013.

    Il contributo del Cuamm, elaborato da don Luigi Mazzucato, raccoglie l’invito degli organizzatori a far crescere una cultura civica di corresponsabilità sociale. E sin dalle prime righe, rilancia:

    Per una rinnovata etica civile si dovrebbe aggiungere “globale”.

    Il contributo si sofferma sull’etica della cooperazione, sull’etica del dono, sul diritto alla salute e sulle sue implicazioni etiche:

    Come si può negare che per una donna il partorire senza il rischio di morire e per un bambino, un figlio, nascere vivo, non siano un diritto umano fondamentale, il primo dei diritti umani per una persona? L’importanza della valenza etica, qui, non dovrebbe ammettere dubbi.

    Il testo, denso di rimandi, amalgama citazioni evangeliche, encicliche e interventi di personalità laiche quali Giorgio Napolitano e Barack Obama. Di quest’ultimo don Luigi ricorda:

    Nel suo discorso all’Università del Cairo (luglio 2009) ha detto: «C’è un unico comandamento dietro ogni religione: fate agli altri quello che vorreste che gli altri facciano a voi. Questa verità trascende nazioni e popoli. È un principio, un valore antico. Non è nero, non è bianco, non è marrone, non è cristiano, non è musulmano, non è ebreo. È un principio che si è andato affermando dalla notte dei tempi della civiltà, e che tuttora palpita nel cuore di miliardi di persone: è la fiducia nel prossimo, è la fiducia negli altri. Abbiamo la possibilità di creare un mondo che vogliamo, ma soltanto se avremo il coraggio di dare il via a un nuovo inizio, tenendo a mente ciò che è nelle Sacre Scritture»

    L’ultima parte del documento si occupa dell’etica della Chiesa:

    È dovere della Chiesa dare l’esempio e non tradire il Vangelo e la sua stessa missione, esprimersi con più chiarezza e meno silenzi, usare il linguaggio limpido e non ambiguo del «semplicemente, dite “sì” e “no”: tutto il resto viene dal diavolo» (Matteo, 5, 37), non scendere ai compromessi, tenersi libera da qualsiasi tentazione di lasciarsi condizionare per proclamare la verità a testa alta davanti a tutti, spogliarsi delle mondanità e delle incrostazioni accumulatesi nel tempo, non diventare schiava dei soldi, perché «nessuno può servire due padroni: non potete servire Dio e i soldi» (Matteo, 6, 24), deporre le bardature inutili e vestirsi dell’essenziale in ogni campo, farsi messaggera della bontà e della misericordia di Dio, medico delle miserie e delle sofferenze umane per alleviarle e curarle, piuttosto che giudice di un tribunale impietoso per emanare sentenze e condanne, avere la saggezza e l’umiltà di ascoltare le voci che vengono dal di dentro e fuori della sua casa e aprirsi senza paure al dialogo con il “mondo”, che è da salvare, a cui non solo si deve dare aiuto ma da cui anche si può ricevere molto (cf Gaudium et spes, n. 45) e tradurre «l’amore preferenziale dei poveri» nella espressione di «Chiesa povera e che serve i poveri», perché soltanto chi è povero, chi vive da povero può capire fino in fondo i poveri, sentirsi al loro fianco condividere i loro problemi e farsi l’avvocato dei poveri, dei popoli poveri, come si dichiarò Paolo VI davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite durante il Concilio Vaticano II.

    Il documento termina con questo auspicio:

    Oggi il mondo ha bisogno di segni, soprattutto il mondo dei poveri: gesti concreti, coraggiosi, necessari e urgenti, perché la Chiesa si renda più credibile e alla Chiesa si torni a rivolgersi con più fiducia, come a “Madre e Maestra” possibilmente più madre che maestra, affinché il suo insegnamento, anche per una rinnovata etica civile globale e una nuova convivialità umana, non sia contraddittorio e non si riduca a semplice esercizio accademico, senza seguito.

    Una curiosità: il testo è stato redatto durante l’ultimo Conclave e inviato due ore prima dalla fumata bianca che preannunciava l’elezione di Papa Francesco.