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Perché Stella torni a sorridere

La storia di Stella è una delle tante che ogni giorno incontriamo sul campo e che raccontano l’impegno che realizziamo con l’Africa, vicino ai più poveri, per portare speranza a mamme e bambini, attraverso azioni concrete. Oggi più che mai, con il Covid-19, l’Africa ha bisogno dell’aiuto di tutti, per ripartire.

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    «Stella non riesce a sorridere neanche quando vedo che si sforza profondamente. È magra, emaciata e ha lo sguardo assente. Instaurare un contatto visivo con lei è difficilissimo, parla sottovoce e, di tanto in tanto, il suo sguardo si perde nel vuoto» racconta Giulia Mascia, volontaria del Servizio Civile che collabora con il Cuamm. Stella è una giovane donna di 33 anni e vive da sei mesi in ospedale ad Aber, in Uganda perché ha rischiato di morire per una grave sepsi causata da un parto cesareo d’urgenza. Olga, la sua bambina, è nata in buone condizioni di salute, ma non poteva essere allattata dalla sua mamma sottoposta a diversi interventi chirurgici.

    Viste le condizioni di salute estremamente precarie di Stella, il marito ha deciso di portare la neonata al villaggio per affidarla alle cure della nonna. Purtroppo la piccola non essendo allattata al seno non cresceva a sufficienza, ma il marito si rifiutava di riportare la bambina all’ospedale di Aber, che dista 30 km dal villaggio. Non aveva soldi a sufficienza per mantenere una terza persona che si prendesse cura di Stella e della loro piccola e che potesse vivere lontano da casa procurando il cibo per tutti. Nel frattempo la salute, anche psicologica di Stella, peggiorava. Il forte stress fisico la debilitava e aveva perso molto peso e gran parte dei capelli. «Quando l’ho incontrata, Stella non riusciva più a sorridere, era il volto della tristezza. Non ho avuto cuore né tempo per farle tutte le domande che mi ero prefissata e le ho chiesto subito se c’era qualcosa che potessimo fare per lei. Ha risposto senza esitare un istante, si potevamo fare qualcosa per la sua bambina. Olga ha bisogno di essere portata in ospedale ad Aber, per essere visitata, nutrita, ma soprattutto ha bisogno dell’amore e delle cure della sua mamma. E anche la mamma ha bisogno di sua figlia.

    Perchè fosse possibile servivano 20 mila scellini ugandesi alla settimana, ovvero cinque euro, il costo del cibo che permette a Stella di mantenersi all’ospedale e qualche scellino in più per i vestiti, un thermos e una prima visita di controllo per l’ammissione di Olga al programma per bambini malnutriti dell’ospedale. Con questa piccola somma di denaro si può fare molto per una mamma e la sua bambina. Il lunedì successivo Olga era con noi. Piccolissima, non riusciva a tener su la testa da sola, non aveva abbastanza forza. Ha sei mesi e il corpo di un neonato di tre mesi.  Ma ha gli occhi grandi e pieni di luce. Occhi che hanno un effetto speciale sulla sua mamma, che quando li incontra, si illumina.

    Grazie al programma per bambini malnutriti finanziato dal Cuamm le cure per la piccola Olga sono gratuite, così viene subito ammessa in ospedale. Un po’ alla volta Stella ora sta riprendendo forza, sia a livello fisico che nell’anima» testimonia Giulia.
    Oggi Olga è cresciuta, è diventata tre volte più grande di quel piccolo scricciolo che era arrivato in ospedale. Stella ha ancora bisogno di tempo per riprendersi da tutto il dolore che ha affrontato, ma con la sua bimba tra le braccia, presto, tornerà a sorridere.

    Questa è una delle tante storie, che ogni giorno incontriamo sul campo e che raccontano l’impegno che realizziamo con l’Africa, vicino ai più poveri, per portare speranza a mamme e bambini, attraverso azioni concrete. Oggi più che mai, con il Covid-19, l’Africa ha bisogno dell’aiuto di tutti, per ripartire. E proprio per ripartire, insieme, dall’Italia all’Africa, ci incontreremo sabato 13 novembre a Padova all’Annual Meeting, un’occasione in cui, ascolteremo le voci delle tante persone con cui facciamo strada ogni giorno da 70 anni.

    Partecipa anche tu!