Medici con l'Africa Cuamm

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La creatività al servizio della salute

Il racconto di Angelica e Paola, ideatrici di “ACP con Cuamm” insieme a Camilla, di ritorno dall’Angola

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    «Torniamo con il cuore colmo, arricchite da ogni sorriso ricevuto, da ogni sguardo pieno di dignità e di speranza».

    Sono molte le emozioni che Angelica e Paola portano a casa dalla loro missione in Angola, conclusasi il 13 luglio e parte di un lungo percorso di affiancamento a Medici con l’Africa Cuamm. Attraverso il progetto “ACP con Cuamm”, che hanno ideato insieme a Camilla, le tre amiche hanno scelto di mettere creatività e impegno il servizio della salute in Africa.

    E gli accessori di Acp nascono proprio da questo desiderio: sostenere concretamente il lavoro del Cuamm nei contesti più fragili. La loro idea si è tradotta nella realizzazione di gioielli artigianali in edizione limitata, il cui ricavato viene destinato ai progetti dell’organizzazione. I primi ciondoli, montati su nastri wax e scolpiti con corni di cervo caduti in natura, erano un simbolo di rinascita. Da lì, la collezione si è ampliata con spille, orecchini, collane e anelli ispirati alla biodiversità africana. In meno di due anni, oltre 90.000 euro raccolti e già trasformati in interventi concreti in quattro paesi.

    Oggi i ricavati di ACP sono destinati all’Angola. E questa esperienza ha permesso loro di toccare con mano il valore e l’impatto degli aiuti, accompagnate dal nostro staff, che le ha guidate dalla capitale Luanda fino alle aree più remote e “all’ultimo miglio”, come Virei, nella provincia di Namibe.

    «Abbiamo potuto conoscere i tre livelli del sistema in cui opera Cuamm: dai grandi ospedali ai centri di salute periferici, fino ad arrivare a scoprire il capillare lavoro svolto sul territorio dal personale attraverso le brigate mobili, nell’ultimo miglio», raccontano.

    È proprio nelle zone più isolate che intervengono le brigate mobili – équipe miste di cooperanti e operatori locali – portando assistenza dove mancano strade e servizi.

    Lungo il percorso, Angelica e Paola hanno visitato anche le Case de Espera, spazi sicuri dove le donne incinte attendono il parto.

    «La grande partita vinta – spiegano – sono proprio queste case: grazie alle levatrici locali, come Germana, diventano comunità vive, fatte di donne che condividono attesa e speranza». Al centro dell’esperienza rimane il lavoro degli operatori locali, come Felismina, infermiera, e la dottoressa Federica, impegnata giorno e notte con entusiasmo contagioso. «Persone straordinarie – scrivono – che ci hanno accompagnato con delicatezza e rispetto, e che ci spingono a continuare, a non dimenticare».

    La missione in Angola ha rafforzato l’entusiasmo delle fondatrici di ACP, che si dicono pronte ad allargare ancora il sostegno: più Case de Espera, più brigate mobili, più vite salvate. «Il sogno è che questo modello si estenda ad altre zone di emergenza». Continuare a esserci, a tendere una mano. Fino all’ultimo miglio.

     

    Scopri il progetto di ACP con Cuamm