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Cambiamento climatico e diseguaglianze

Gli eventi estremi legati ai cambiamenti climatici agiscono come detonatori delle diseguaglianze.

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    Gli eventi estremi legati ai cambiamenti climatici agiscono come detonatori delle diseguaglianze: colpiscono chi ha meno strumenti per prevenirli o per sopportarli, rendendo più estreme le condizioni di povertà. Dalla malnutrizione alla diffusione di malattie infettive fino alla perdita del lavoro e della casa, generano uno stato di miseria da cui diventa difficile risollevarsi.

    Per quanto diversi gli uni dagli altri, alluvioni, ondate di calore, siccità prolungate e cicloni rappresentano alcuni degli eventi estremi che secondo il Pannello Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) – l’ente internazionale di riferimento per le valutazioni sul cambiamento climatico – sono sempre più frequenti e di maggiore intensità proprio a causa del riscaldamento globale.

    Le ultime evidenze scientifiche riportano come sembri non essere confermato un aumento del numero di cicloni in relazione al riscaldamento globale.

    Quello che però la crisi climatica è in grado di scatenare è una maggiore intensità di questi fenomeni, come vento più forte o potere distruttivo maggiore.

    Quando eventi estremi di questo tipo si verificano in paesi già di per sé vulnerabili, come il Mozambico che nel 2019 è stato colpito da due diversi cicloni, dove le capacità di adattamento dei sistemi sanitari a situazioni di tale emergenza sono ancora inefficienti, è facile intuire come lo stato salute della popolazione colpita sia ancora più a repentaglio. E a pagarne il costo più alto, come mettono in risalto Pelling e Garschagen in un recente articolo pubblicato su Nature, sono le fasce di popolazione più vulnerabili: proprio guardando al caso Mozambico, i due geografi evidenziano come le zone più colpite dal ciclone siano state quelle costiere a rischio di inondazioni e quelle rurali, che sono proprio le aree dove spesso vivono i più poveri. «I più poveri devono affrontare un doppio peso della diseguaglianza: uno sviluppo impari cui si sommano le conseguenze del clima». È evidente infatti che siano proprio le fasce più vulnerabili della popolazione ad avere meno strumenti e risorse per fronteggiare i danni di cicloni e altri disastri ambientali. Rispetto ad altre fasce di popolazione perdono spesso quasi tutto ciò che hanno: i più poveri raramente hanno risparmi o beni di altro genere e conseguentemente vengono a mancare le basi di una possibile “ricostruzione”; l’accesso a forme assicurative ha costi proibitivi, spesso inaffrontabili o causa di forte indebitamento per gli anni a venire; infine, se i più poveri decidono di migrare, come riferiscono Pelling e Garschagen, ciò dipende da una crisi ambientale che non consente altra possibilità.

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    testo di ⁄ samantha pegoraro e benedetta rossi ⁄ italian climate network