CURA È COMPETENZA: INVESTIRE NEL PERSONALE SANITARIO IN SIERRA LEONE
A Pujehun un programma di formazione e tutoraggio per infermieri specializzandi in anestesia: un investimento per il futuro.

3,7 il numero di figli medi per donna, 443 ogni 100.000 nati vivi, il tasso di mortalità materna, circa 6,4 operatori sanitari ogni 10.000 abitanti, 50 infermieri anestesisti per una popolazione di quasi 9 milioni di persone.
Siamo in Sierra Leone e bastano questi numeri per raccontarci di una situazione socio-sanitaria molto fragile, caratterizzata da una grave carenza di personale qualificato e di specialisti, in particolare nelle aree rurali come Pujehun. È proprio in questo contesto che si sta sviluppando un programma innovativo di formazione e tutoraggio per infermieri specializzandi in anestesia, l’unico nel suo genere in tutto il Paese.
“Durante il nostro tirocinio clinico presso l’Ospedale materno di Pujehun, siamo stati assegnati al blocco operatorio per undici settimane al fine di acquisire esperienza pratica in ambito anestesiologico”, inizia a raccontare Esther Kamara, una delle specializzande del programma. “Grazie alla guida e supervisione del Dr. Robert e del Dr. Dhillon, abbiamo migliorato le nostre competenze nella gestione del paziente nel periodo preoperatorio, intraoperatorio e postoperatorio, imparando a riconoscere e trattare le complicanze dell’anestesia. Abbiamo approfondito la conoscenza sui farmaci anestetici e sulla loro somministrazione, così come sul corretto funzionamento delle attrezzature”, ha proseguito Esther.
In un contesto in cui le gravidanze, spesso adolescenziali, sono così elevate e anche le complicanze ostetriche, la figura degli anestetisti diventa ancora più essenziale e la loro formazione, prioritaria.
“Tutti i tirocinanti hanno dimostrato fin da subito grande impegno e dedizione e la valutazione condotta ad inizio, metà e fine tirocinio ha mostrato un marcato miglioramento delle loro capacità cliniche, della loro sicurezza e competenza. Questo ha reso la nostra supervisione ancora più gratificante”, racconta Robert Ejangat, tecnico di anestesia ugandese che affianca e forma i giovani in questo percorso. “Sono rimasto molto colpito perché uno dei tirocinanti è stato motivato a iscriversi al programma dopo aver perso la sorella incinta. Avrebbe avuto bisogno di un intervento d’urgenza per far nascere il suo bambino ma sfortunatamente, all’arrivo in ospedale, non c’era nessun anestesista ad assisterla, finendo così per perdere la vita. Le madri non dovrebbero morire mentre danno alla luce nuove vite”, ha concluso Robert.
Il programma nasce dalla collaborazione tra il Ministero della Salute della Sierra Leone, il Dipartimento di Anestesia e rianimazione del Complesso ospedaliero universitario dell’Ospedale Connaught, e Mercy Ships, attraverso il progetto “S.K.I.L.L.E.D” – finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) attraverso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e implementato da Cuamm. Le attività di formazione procedono con successo, dando un grande beneficio all’Ospedale e alla comunità perché l’equipe anestesiologica ha garantito la copertura completa della sala operatoria, assicurando il buon esito generale degli interventi.
“L’ambiente di lavoro è stato favorevole, il personale disponibile e collaborativo. C’è stato un ottimo lavoro di squadra”, ha affermato Mohamed Mansaray, un altro tirocinante del programma. “Siamo stati incoraggiati a porre domande che ci permettessero di riflettere su ciò che stavamo facendo, a sviluppare un pensiero critico attraverso le decisioni cliniche. Il feedback costante da parte dei formatori ci ha spinto a migliorare le nostre abilità tecniche, il giudizio clinico e la comunicazione”, ha concluso Foday Mansaray.
Non sono comunque mancate le sfide. Una sala operatoria meglio equipaggiata avrebbe consentito ai tirocinanti un’esperienza ancora più arricchente, consentendo loro di praticare una gamma più ampia di procedure e di acquisire maggiore familiarità con diverse pratiche anestesiologiche, come l’anestesia pediatrica oltre a quella ostetrica. La carenza di risorse ha inevitabilmente un impatto sulla qualità delle cure: il tavolo operatorio è piuttosto vecchio e ha perso alcune funzioni, spesso vitali, per eseguire delle manovre importanti durante le procedure intraoperatorie; e poi, c’è poca luce in sala, garantita da una sola piccola e vecchia lampada operatoria.
Nonostante i limiti, la motivazione, la dedizione al lavoro, l’impegno e l’investimento nello sviluppo di potenzialità e competenze di questi giovani sono ottime premesse per il futuro, un futuro in cui la Sierra Leone possa contare su un’assistenza sanitaria di qualità e su personale qualificato.