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Essere medico per educare alla salute

9 ottobre 2022 – Un modo nuovo di essere medico, in un intervento di emergenza in cui la collaborazione e la fiducia costruiscono ponti. Mi piace pensare che, durante la mia permanenza a Chisinau, siamo riusciti a costruire basi solide per un lavoro che continuerà.

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    Quando amici e conoscenti sono venuti a sapere della mia scelta di trascorre un breve periodo nella capitale della Moldavia, Chisinau, insieme al Cuamm, è stato tutto uno sbocciare di sostegno ammirazione e lode. Nonostante questo, sono sempre stato ben consapevole del mio ruolo. Mi è, infatti, stato chiaro sin da subito che, sebbene io sia un medico, la mia professionalità in un intervento umanitario era solo l’ultima parte di un disegno più complesso in cui sono coinvolte molte altre persone. Penso a chi progetta queste risposte emergenziali, ai mediatori, agli esperti in relazioni e politiche di assistenza, ai volontari e ai molti altri professionisti che, grazie alle loro competenze e a uno sforzo congiunto, portano avanti le attività volte a garantire assistenza sanitaria ai rifugiati. Il ruolo del medico è sì importante, ma certamente collaterale a quello di tanti che si trovano impegnati nella risposta alla crisi umanitaria alle porte di casa. In contesti come questo di Chisinau, il ruolo del medico va oltre la prescrizione di un farmaco o la raccomandazione di una terapia: è necessario educare alla salute, che vuol dire aiutare queste persone, colpite dalla violenza e dalla paura scatenate dalla guerra e fuggite dalla loro terra, a capire qual è la natura del loro malessere e del loro disagio. Diventa preziosissimo, quindi, il ruolo delle infermiere: sono loro la nostra voce, grazie alla loro mediazione linguistica possiamo avvicinarci ai pazienti cercando di creare un legame di fiducia, ingrediente fondamentale per la buona riuscita del nostro intervento. Mi piace pensare che, durante la mia permanenza a Chisinau, siamo riusciti a costruire basi solide per un lavoro che continuerà, costante, finché ce ne sarà bisogno perché questo è ciò che possiamo fare: contribuire, collaborare e costruire.

    Alessandro Manzan, medico Cuamm

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