Vorrebbero tornare ma non sanno dove
22 settembre 2022 – Prosegue silenzioso, ma costante, il lavoro in Moldavia a Chisinau nei due centri in cui opera il Cuamm: MoldExpo, che ospita soprattutto ucraini e Testemitanu, dove si trovano prevalentemente Rom.
Quando visiti i bambini dei Rom, senti una certa aria di diffidenza. Cerchi di spiegare che cosa hanno e cosa prescrivi. Prendono dall’infermiera il farmaco indicato e se ne vanno. Ma non sai se seguiranno le indicazioni e, se fissi loro un controllo dopo qualche giorno, difficilmente li rivedi. Ma questo già lo sapevamo dalla nostra esperienza con questa gente “libera”. Con le mamme ucraine invece devi fare molta attenzione, perché ne sanno già un sacco di medicina e ti controllano i farmaci che dai, le dosi se sono giuste per il bambino; probabilmente vogliono farci capire che loro non vengono dal terzo modo e hanno delle competenze che non devi sminuire.
Attualmente a Chisinau, sono due i centri in cui opera il Cuamm: MoldExpo, che ospita prevalentemente ucraini e Testemitanu, dove si trovano prevalentemente Rom. Vi alloggiano circa 120 persone, circa 1/3 sono bambini e vi è un vivace turnover tra arrivi dall’Ucraina e partenze, per un insperato rientro in patria o per altri paesi europei. Il problema che si presenterà fra poco, sarà di come potranno affrontare la stagione fredda, data la scarsa possibilità di riscaldamento in entrambi i centri.
Molti sono gli anziani che visitiamo e sembrano affidarsi più volentieri. Di fondo, tutti vivono il loro stato di rifugiati con un grande stato di ansia e preoccupazione, sia giovani che anziani, e questo è spesso causa di insonnia e di rialzo pressorio. Alcuni riescono a scaricare un po’ di tensione quando si siedono per la misurazione della pressione e chiedi loro come stanno, come si sentono. Iniziano così un po’ ad aprirsi e piangendo, in modo sommesso e dignitoso, raccontano la loro pena: vorrebbero ritornare, ma non sanno dove, perché hanno la casa distrutta, pensano al figlio o ai nipoti rimasti sotto i bombardamenti. Alla fine, si alzano dalla sedia e ci ringraziano con lo sguardo e un lieve sorriso.
Paolo Schievano, medico Cuamm impegnato a Chisinau.