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Una mano da sola non può applaudire

Il racconto di don Dante Carraro di ritorno dalla sua ultima missione in Sud Sudan. Nei gironi scorsi ad Adior, nello Stato dei Laghi, abbiamo inaugurato una Maternità ed è stata una festa per tutta la comunità. Era presente anche il Ministro della Salute  Jakob Kok.

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    Carissima e carissimo,

    «Una mano da sola non può applaudire, ne servono due. Siamo una nazione giovane, siamo come un bambino piccolo che ha bisogno di attenzioni speciali, ancora facciamo fatica da soli, per questo è importante la collaborazione con il Cuamm». Sono le parole che il dottor Jakob Kok, ministro della Salute dello Stato dei Laghi, ha pronunciato all’inaugurazione della maternità di Adior, in Sud Sudan, qualche giorno fa. Dopo tre anni dalla prima volta in cui siamo venuti in questo centro periferico che si trova a poco più di un’ora di fuoristrada da Yirol, tempo che raddoppia nel periodo delle piogge, finalmente abbiamo inaugurato la Maternità. Non c’era niente di funzionante, edifici in rovina, vacche e animali circolavano tra i padiglioni sprovvisti di acqua e luce. Insieme abbiamo deciso di intervenire e oggi vediamo il risultato del nostro impegno. Solo insieme è possibile raggiungere certi traguardi.

    C’era tutta la comunità all’inaugurazione. Tutti accorsi nella nuova struttura, vestita a festa per l’occasione. Bambini curiosi, donne che danzavano e cantavano, anziani e capi villaggio. E come nastro, dei tubi di flebo legati tra due colonne, addobbati con i fili colorati che sembrano rubati a un albero di natale. Anche questa è la meraviglia dell’Africa! «Ora mia figlia potrà partorire in un luogo sicuro», ha detto il Paramont chief (una specie di sindaco). Nuove vite verranno salvate grazie a questa struttura riportata a nuovo. Ma queste vite e questa gioia nascono da un dolore profondo e dal tentativo di trasformarlo in qualcosa di positivo. Abbiamo potuto fare questa ristrutturazione, infatti, grazie alla generosità grande di due genitori italiani che hanno voluto ricordare così il figlio scomparso. La cerimonia è durata tre ore, durante le quali la piccola folla si spostava di continuo con le sedie per restare sotto l’ombra del grande mogano che ospitava l’evento. Alla fine, il ministro ha dichiarato ufficialmente aperto il Centro di salute e, dietro gli occhiali da sole che gli conferiscono un’aria ancora più severa, ha ammonito la comunità invitandola a prendersi cura di questi padiglioni, adesso è loro responsabilità.

    Una giornata intensa e carica di tanta gioia e di speranza per questa popolazione che ha bisogno di segnali di pace e ri-costruzione e che si conclude nel compound di Yirol, dove si aggiunge, per una cena improvvisata, il ministro in persona. Basta “aggiungere un posto a tavola”, per questo odontoiatra dinka, altissimo e imponente. Ha 50 anni ed è ministro da tre, nominato dal vicepresidente del Sud Sudan, Machar, nell’ambito del nuovo corso che lui e il presidente Salva Kiir hanno intrapreso, cercando di porre fine ad anni di contrapposizioni e violenze che hanno trascinato il Sud Sudan in una guerra civile che ha messo in ginocchio il paese causando 4 milioni tra sfollati e profughi. «Sono il ministro della Salute più longevo, nessuno oltre a me è resistito più di un anno, ma forse anche in Italia non è facile durare così a lungo!» mi dice. E poi, notando come lo staff Cuamm comprenda non solo sud sudanesi, ma anche ugandesi, sierra lionesi, nigeriani, oltre naturalmente agli italiani aggiunge: «siete davvero medici “con l’Africa”, qui seduta attorno a me c’è una piccola Africa, grazie di essere qui, grazie a don Dante per la presenza, ho lavorato con molte Ong, il direttore di solito se ne sta comodo nel suo ufficio, invece don Dante è qui nel bush e ci è arrivato con la macchina».

    Don Dante Carraro con il Ministro della Salute del Sud Sudan Jacob Kok

    Il rispetto, la comprensione e l’apprezzamento reciproco sono frutto di un lavoro di squadra, di un impegno quotidiano sul campo, di difficoltà superate e risultati raggiunti, come il sistema di riferimento che per il ministro Jakob è fonte di orgoglio. «Tutto il paese sta imparando da noi. Guardate la mortalità materna dello Stato dei Laghi comparata a quella degli altri Stati, è merito di questo sistema che salva le vite», ha detto alla cerimonia.

    Il Sud Sudan sta vivendo un momento molto difficile. Il consorzio di donatori internazionali che ha finanziato e sostenuto la sanità del paese negli ultimi dieci anni si è ritirato lo scorso mese. Il futuro è ora un’incognita, per il Cuamm e per l’intero paese. E ad aggravare ancora di più il quadro, c’è la terribile e violenta guerra che sta affliggendo il Sudan, da cui si stima siano arrivati oltre 700.000 profughi.

    Ma il Ministro è sicuro, affronteremo anche questo momento insieme, come due facce della stessa medaglia. Servono due mani per applaudire e altrettante per una stretta di mano, un gesto che sottintende e rinnova il reciproco impegno a favore dei più vulnerabili. E in questa stretta di mano, ne sono certo, ci sono anche le tue.

    D.Dante

     

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