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Quello che non si vede…

Stiamo vivendo tempi difficili. Dopo il Covid speravamo di tornare a respirare, invece la guerra e la speculazione energetica ci stanno mettendo a dura prova. Ognuno deve fare i conti con piccoli e grandi sacrifici…

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    Carissimi,

    stiamo vivendo tempi difficili. Dopo il Covid speravamo di tornare a respirare, invece la guerra e la speculazione energetica ci stanno mettendo a dura prova. Ognuno deve fare i conti con piccoli e grandi sacrifici. Ma se è difficile per noi, lo è ancora di più per l’Africa dove le conseguenze sono drammatiche perché le popolazioni sono già molto povere. E non ci sono welfare o paracaduti di sorta.

    Negli ultimi tre mesi sono stato in Etiopia, in Sud Sudan, in Tanzania e in Sierra Leone e la situazione purtroppo è simile. L’Africa sta tornando indietro. In silenzio, invisibile, senza voce. Tutto questo non si vede, sembra non esistere, nessuno lo racconta.

    Quello che non si vede è che in un paese come la Sierra Leone il servizio nazionale per il trasporto delle emergenze sanitarie, messo in azione due anni fa anche grazie al Cuamm, sta funzionando poco e male. Il gasolio per le ambulanze, passato da 8.000 a 22.000 leoni al litro, è sufficiente per i primi 4-5 giorni del mese, poi il sistema si blocca. E così perdiamo decine e decine di mamme che avrebbero bisogno di un cesareo d’emergenza.
    Quello che non si vede è che all’ospedale di Wolisso, in Etiopia, il costo di un paio di guanti sterili è arrivato a 1 euro. In un giorno, per l’attività ordinaria dell’ospedale, se ne utilizzano in media 350.
    Quello che non si vede è che a Tosamaganga in Tanzania i farmaci per il diabete costano tre volte di più rispetto a qualche mese fa.
    Quello che non si vede è che in Sud Sudan il governo non riesce più a pagare i salari perché i finanziamenti dei donatori internazionali vengono destinati altrove. Il clima è teso, c’è chi continua a lavorare sperando che qualcosa arrivi o chi si mette a fare qualsiasi altro lavoretto per sfamare i propri figli. Come può un ospedale stare in piedi senza personale?
    Quello che sto vedendo anche qui in Karamoja, nord est dell’Uganda, da dove vi scrivo, è che ‘troppi’ bambini muoiono a causa di una malnutrizione feroce che sta colpendo intere aree del paese.

    Ma quello che non si vede è anche il lavoro quotidiano e difficile che continuiamo a fare, accanto a quello di tanti colleghi locali, nonostante tutto. Un lavoro ostinato e silenzioso, anche questo invisibile e nascosto ma che continua, tenace.
    È questo che vi chiediamo di sostenere, ne abbiamo bisogno. È una nuova sfida troppo alta da affrontare da soli. Si tratta di un impegno che attraversa tutti gli 8 paesi in cui siamo presenti. Per ciascuno abbiamo selezionato un ospedale che più degli altri sta facendo fatica.
    Chiulo in Angola, Wolisso in Etiopia, Beira in Mozambico, Bangui in Repubblica Centrafricana, Pujehun in Sierra Leone, Lui in Sud Sudan, Tosamaganga in Tanzania, Aber in Uganda.
    Per far fronte all’aumento dei costi del gasolio (per generatori e trasporti), dei farmaci e dei salari il bisogno si aggira attorno a 100/150.000 euro per ospedale, per i prossimi sei mesi, per un totale di 1 milione di euro complessivo.

    Quello che non si vede è la povertà drammatica in cui sta precipitando tanta popolazione in Africa. Insieme a ciascuno di voi, vogliamo continuare a fare la nostra parte, vicini a chi è più in difficoltà. Grazie di cuore per quello che potrai fare e per essere con noi il prossimo 19 novembre a Roma al nostro Annual meeting, per raccontare tutti insieme, anche a Papa Francesco, “Quello che non si vede”.  Ti abbraccio.

    D.Dante

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