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Quello che ho visto in Sud Sudan e Etiopia…

Carissimi, ero tra il Sud Sudan e l’Etiopia, quando anch’io sono stato travolto dalle notizie che arrivavano dalla Turchia e dalla Siria, quelle del tragico terremoto che ha provocato già oltre 40.000 vittime.

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    Carissimi,

    ero tra il Sud Sudan e l’Etiopia, quando anch’io sono stato travolto dalle notizie che arrivavano dalla Turchia e dalla Siria, quelle del tragico terremoto che ha provocato già oltre 40.000 vittime. Solo il silenzio, accompagnato dall’operosità concreta di tante istituzioni e volontari, sembra l’unico atteggiamento rispettoso e vero verso il dramma terribile che sta affrontando quella popolazione. Oltre ai decessi si calcola che questa tragedia provocherà 4-5 milioni di sfollati che si sposteranno in cerca di rifugio e protezione.

    Assieme allo strazio e al dolore per tutto questo, porto nel cuore quello che ho visto e vissuto in Sud Sudan durante il viaggio apostolico di Papa Francesco e che mi ha accompagnato poi anche in Etiopia. A Juba, la tanta sofferenza e il tanto dolore della gente è esploso in un grido incontenibile di speranza, di festa e di futuro quando Papa Francesco ha ‘attraversato’ con la Papa-mobile le oltre duecentomila persone raccolte nella John Garang Memorial Square. Francesco, di fronte alle massime autorità locali, con voce affaticata ma decisa, ha scandito: “BASTA! (Lc 22,51). É l’ora di dire basta, senza ‘se’ e senza ‘ma’: basta sangue versato, basta conflitti, basta violenze e accuse reciproche”. E ancora: “La pazienza e i sacrifici del popolo Sud Sudanese, di questa povera gente giovane, umile e coraggiosa, interpellano tutti. È l’ora della PACE!”. Un paese che negli ultimi anni ha sofferto terribilmente per la costante mancanza di sicurezza, per una povertà gravissima, per disastri naturali sfociati in carestia e fame. La speranza di vita non supera i 57 anni, l’accesso all’acqua potabile è ridottissimo e metà della popolazione è costretta a bere acqua contaminata, quasi 3 milioni di bambini non vanno a scuola, il 70% delle mamme partorisce senza assistenza qualificata, c’è 1 medico ogni 65.000 persone e 1 ostetrica ogni 10.000 partorienti. Un dramma che ha spinto oltre 4 milioni di persone su 12, a fuggire e a trovare risposte altrove, all’esterno o all’interno del paese.

    Quella degli sfollati e dei rifugiati è una piaga che si sta allargando anche in Etiopia dove sono quasi 5 milioni. Ho visitato gli IDP camps (campi per gli sfollati) di Debre Berhan nella Regione dell’Amhara dove siamo impegnati. File di capannoni zeppi di tanta povera gente, mamme e bambini scappati dalle proprie case e terre, costretti a vivere ammassati come sacchi, obbligati a una promiscuità degradante, senza alcuna riservatezza o privacy, senza niente, senza cibo, senza acqua, senza vestiti.

    Un dolore e una supplica di aiuto che mi porto nel cuore assieme al grido di Papa Francesco: “Basta distruzione, è l’ora della costruzione!…. Siate il sale della terra. È un piccolo ingrediente, ne basta un pizzico che scompare e si scioglie; però è proprio così che dá sapore a tutta la pasta…. Non compare sui libri di storia ma cambia la storia”. Un pizzico di sale, ecco cosa ciascuno di noi vuole essere, lì dove la vita e il Buon Dio ci chiama a fare la nostra parte! Grazie del tuo aiuto e del tuo esserci vicino!

    D.Dante

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