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Dove manca l’acqua manca tutto

La ricognizione delle cachimbas, pozzi di largo diametro, ma di profondità ridotta, è un’attività cruciale per capire la necessità di manutenzione straordinaria o di riabilitazione. Un sopralluogo impegnativo realizzato da un idrogeologo esperto per assicurare la promozione della salute e della nutrizione materno-infantile, nonostante la grave siccità.

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    In Angola è emergenza siccità. Il nostro impegno quotidiano si compone di interventi mirati per garantire l’accesso all’acqua potabile in un territorio aridissimo. Come ci racconta Maurizio Peselj, idrogeologo partito con il Cuamm per una missione nata per “aiutare chi ha bisogno di essere aiutato”. Perché dove manca l’acqua manca tutto.

    «Il mio non è un lavoro da scrivania. Anche in Angola mi sono trovato in movimento per studiare i furos, cioè pozzi “tradizionali”, e le cachimbas, che sono pozzi di largo diametro, ma di profondità ridotta: ne ho visitati almeno 50 per capire il loro stato, se ci fosse la necessità di manutenzione straordinaria e di riabilitazione. Qual è la differenza? Nei furos si hanno pompe elettriche immerse, alimentate da pannelli solari, mentre nelle cachimbas il sistema di estrazione dell’acqua è il classico secchio con una corda calato per essere riempito.

    Ogni giornata iniziava alle 8. Ho svolto i sopralluoghi sempre assieme all’ingegnere locale Cuamm e alla collega Antonella, capo del progetto “Ridurre la vulnerabilità nutrizionale nelle municipalità di Cahama e Ombadja attraverso la sorveglianza della comunità e un maggiore accesso a fonti d’acqua sicure” sulla promozione della salute e della nutrizione materno-infantile. L’intervento, supportato da Camões  I.P. nell’ambito del Programma FRESAN, è implementato dal Cuamm in collaborazione con le autorità locali.
    In prima battuta, prendevamo contatto con le autorità locali, amministratori provinciali o comunali, o autorità tradizionali come i soba per definire le priorità. Poi, ci spostavamo per il mato, la savana, per visitare i centri di salute dislocati – su “strade non strade”, come dico io, spesso interrotte da guadi o da ostacoli impensabili, come buche, frane – per capire se potessero rientrare nei nostri programmi nutrizionali e, al tempo stesso, per verificare il livello di approvvigionamento dell’acqua potabile.

    Ormai, la provincia del Cunene, a Sud del Paese, soffre per una situazione di siccità cronica, con piovosità che vanno da 300 a massimo 450 millimetri d’acqua all’anno, ampiamente sotto la soglia che viene ritenuta limite per considerare la zona arida. C’è un vero e proprio deficit quantitativo e qualitativo nell’accesso al bene primario per eccellenza. La maggior parte della popolazione prende acqua dalle chimpacas, bacini rettangolari (60×100) con una profondità al centro tra 3 e 5 metri, che si riempiono con l’acqua piovana. Non essendo bacini protetti, vi possono accedere gli animali, a discapito della qualità dell’acqua con conseguenze sulla salute delle persone.

    Orlanda, 30enne collaboratrice del Cuamm, mi ha mostrato la sua casa. Ha cinque figli ed ospita anche alcuni orfani, figli dei suoi fratelli e sorelle, formando una famiglia di dieci persone. Nella mano Orlanda teneva delle bustine, mi ha spiegato che le utilizza per purificare l’acqua raccolta nei bacini della zona. Questo non sempre è sufficiente a renderla sicura.

    Al ritorno dalla missione, ancora una volta, mi sento cambiato. Mi stupisco di stupirmi, tutte le volte. Ormai, vivo la mia quinta vita. Il ricordo che porterò per sempre nel cuore è la voglia di vivere che ho trovato in questa terra! Penso che dobbiamo continuare a camminare con l’Africa, ad aiutare chi ha bisogno di essere aiutato. Spero che questo bisogno possa cessare, prima o poi. Ma in alcuni casi, è come quando abbiamo davanti un malato cronico: dobbiamo continuare a curarlo, per tutta la vita».

     

    Questa news è stata prodotta con il supporto finanziario dell’Unione Europea. I contenuti sono di sola responsabilità di Medici con l’Africa Cuamm e non riflettono necessariamente la visione dell’Unione Europea.

     

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