Medici con l'Africa Cuamm

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Perché salute globale e solidarietà

La salute globale non è una disciplina che si studia all’università, ma è molto di più: è una cornice culturale che ci mostra quanto la salute di un singolo individuo sia fortemente dipendente da quella della società in cui vive.

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    «Quando l’epidemia di Covid ha iniziato a farsi strada e guadagnare terreno dalla Cina fino ai paesi europei, improvvisamente ci siamo ritrovati in uno scenario capovolto. Un’Africa «pulita» rispetto a un’Italia, e più in generale a un’Europa, devastata e infetta. Questo non significa che l’Africa sia salva: tutti i 54 Stati del continente hanno registrato casi positivi, che continuano ad aumentare seppur con indici di progressione più ridotti che altrove. Ma non è sui dati che qui mi voglio soffermare, bensì su questa circolarità e connessione profonda tra persone, luoghi, merci, creature del pianeta e sulle riflessioni che ne conseguono per chi come me dirige un’organizzazione internazionale che da 70 anni si occupa di rafforzamento sanitario nei paesi più fragili dell’Africa sub-sahariana.

    Dal 1950 ad oggi sono partiti con il Cuamm 2000 cooperanti, principalmente medici, infermieri, ostetriche ma anche amministrativi e operatori logistici per realizzare in quelle parti dell’Africa più invisibile un progetto sanitario e di sviluppo a lungo termine. «Non è desiderio di avventura, ma voglia di fare del bene in un modo difficile» come disse Lido Rossi, uno dei nostri primi cooperanti: è quello che spinge noi e non solo noi a lasciare la casa di origine e trovare altrove un senso più grande. È così che mi trovo ogni anno a viaggiare in continuazione dall’Italia all’Africa e lì tra Stato e Stato, per visitare e supervisionare il nostro lavoro sul campo. Quando sei abituato a questo, è molto forte la percezione di questa interconnessione, è evidente quanto il mondo sia grande e anche infinitamente vicino, e certo non stupisce che un virus da un mercato di Wuhan possa arrivare a Bergamo, a New York e in 54 paesi africani.

    Ma la vera interconnessione che forse solo ora è davanti agli occhi di tutti è quella che va sotto il nome di salute globale. Non è una disciplina che si studia all’università al pari della medicina interna o della chirurgia: la salute globale è molto di più. È una cornice culturale che ci mostra quanto la salute di un singolo individuo sia fortemente dipendente da quella della società in cui vive, dalla sicurezza economica e alimentare, dalle condizioni in cui lavora, dall’ambiente e persino dagli effetti climatici. Covid-19 ha acceso i riflettori su questo, mostrando anche al mondo forte come sia sufficiente un virus per paralizzare intere città, regioni, Stati, commerci, mettendo in discussione il lavoro di chi credeva di avere posizioni indiscutibili.

    Credo fortemente sia questa una delle prime strade che l’attuale pandemia ci mostra: considerare la salute nel suo orizzonte più ampio. Quello, ad esempio, del suo rapporto strettissimo con la giustizia sociale. Covid ci ha confermato ancora una volta che l’impatto peggiore delle malattie in termini di mortalità e morbilità è a carico delle persone che vivono in precarie condizioni di salute, di reddito e che si trovano ai margini delle nostre società. O che gli effetti negativi, di mancato sviluppo, ricadranno a lungo termine soprattutto sulle società più povere come quelle africane. La malattia, quindi, come amplificatore senza confini delle disuguaglianze sociali.

    Ecco, è proprio da questa lettura di fatti e di relazioni che dovremmo ripartire tutti quanti: in Africa, in Italia, nel mondo. Perché la salute globale non è cosa di soli medici ma riguarda l’imprenditore tanto quanto l’insegnante o il cittadino. Riguarda le generazioni, le famiglie e gli studenti di medicina, perché significa intendere la salute non solo come pratica clinica – che ovviamente è necessaria – ma anche come dimensione culturale ed etica, e che pertanto va coltivata e praticata in termini concreti ora e nel prossimo futuro».

    La salute globale come impegno quotidiano di Dante Carraro, da Il mondo dopo la fine del mondo, AAVV, Editori Laterza