Cueibet, Sud Sudan, gennaio 2016
di Alida Serracchieri, infermiera

Lavoro come infermiera nell’ospedale di Cueibet, in Sud Sudan, dallo scorso giugno.

Sto vivendo un’esperienza unica, ogni giorno imparo qualcosa, non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche umano.

All’inizio non è stato facile inserirmi e farmi accettare dai sud sudanesi, ma poi con il passare del tempo mi sono sentita accolta. Ora mi percepiscono come una di loro. Qui le cose non sono sempre facili, ma le fatiche giornaliere vengo ripagate da molte soddisfazioni. Poco tempo fa, ho donato il mio sangue ad una bambina che stava per morire di malaria celebrale, i genitori quando l’hanno portata in ospedale erano convinti che fosse già morta, ma grazie alla trasfusione riuscì a sopravvivere. Ora la piccola sta bene e i suoi genitori, per ringraziarmi di quello che avevo fatto, hanno deciso di darle il mio nome “Alida” e questo per me è stato un grande e inaspettato riconoscimento.

Da quando sono qui, ho avuto molte gratificazioni come queste. Più di qualche volta, mi è capitato di ricevere in regalo dai pazienti delle galline come segno di ringraziamento per essermi presa cura di loro.

Provo inoltre altrettanta soddisfazione quando vedo che le mamme e i papà di piccoli pazienti una volta a casa raccontano al resto del villaggio di noi e del nostro lavoro.

Ed è proprio grazie a questo passaparola che le richieste d’accesso all’ospedale sono aumentate, mentre le morti sono dimezzate e questo è un traguardo davvero importante!