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Capulane racconti dal Mozambico

La testimonianza di Elena Mazzalai

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“…oggi mi piacerebbe focalizzarmi sulla protagonista della moda di qui, appunto la capulana. Si tratta di un panno di circa due metri e mezzo per uno e mezzo, ma può essere di dimensioni differenti, con stampe solitamente molto colorate e dalle fantasie più varie: floreali, con figure di animali, astratte, geometriche, con effetto délavé, con volti di santi e personaggi importanti o immagini che rimandano alla tradizione Africana. La capulana è quell’indumento adatto un po’ per tutte le occasioni che la donna mozambicana riesce ad indossare in mille modi: quello più comune è di portarla sopra i pantaloni (che incredibilmente moltissime donne indossano sotto a questi panni, incuranti del calore) semplicemente annodata in vita un po’ a mo’ di pareo, oppure portata come una stola o ancora annodata sulla testa a metà tra un turbante e un copricapo. Di solito quest’ultimo tipo di utilizzo è più legato a situazioni formali o a momenti in cui si vuole richiamare la tradizione, mentre sarà impossibile passeggiare per una strada del Mozambico senza vedere almeno una donna avvolta nella sua capulana. E che dire del comparto domestico: via libera a tovaglie, tovagliette, runner, copricuscini, copriletti, borse, borselli, porta-computer, porta-borracce,…dove c’è tessuto può esserci una capulana! Un livello superiore è quello di utilizzare la stoffa per cucire dei vestiti, qualsiasi tipo di vestito. Si possono cucire gli abiti in casa, ma è comune affidarsi a dei sarti che in tempi molto brevi e a prezzi modesti realizzano cose incredibili (e su misura). A differenza dell’Europa qui i sarti sono quasi tutti uomini, e lavorano all’aperto con delle vecchissime Singer a pedale che starebbero bene in un museo. Si possono incontrare in piccole bottegucce dai tetti di lamiera o all’interno dei grandi mercati, tutti assieme uno dopo l’altro in una sezione a loro dedicata.”