Cuamm Piemonte

la salute è un diritto, battersi per il suo rispetto è un dovere

Testimonianza di Nicola Vinassa, ortopedico in Repubblica Centrafricana

Mi chiamo Nicola Vinassa, Ortopedico di Chivasso e vi racconto in breve la mia ultima esperienza in Africa con i Medici Con l’Africa CUAMM.

Sono appena rientrato da un anno di lavoro in Repubblica Centrafricana, una nazione grande due volte l’Italia, racchiusa nel cuore dell’ Africa e stretta tra i colossi di Congo Chad, Camerun e Sud Sudan; questo paese, tra i più poveri del mondo , messo a terra da decenni di guerre e ancora manipolato  e sfruttato dalle grandi potenze europee, pieno di sfollati interni, ora alle prese con la nuova ondata di profughi provenienti dal Sudan.

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    Mi chiamo Nicola Vinassa, Ortopedico di Chivasso e vi racconto in breve la mia ultima esperienza in Africa con i Medici Con l’Africa CUAMM.

    Sono appena rientrato da un anno di lavoro in Repubblica Centrafricana, una nazione grande due volte l’Italia, racchiusa nel cuore dell’ Africa e stretta tra i colossi di Congo Chad, Camerun e Sud Sudan; questo paese, tra i più poveri del mondo , messo a terra da decenni di guerre e ancora manipolato  e sfruttato dalle grandi potenze europee, pieno di sfollati interni, ora alle prese con la nuova ondata di profughi provenienti dal Sudan, è stato raggiunto solo recentemente dal CUAMM che dopo alcuni anni di intervento nell’unico Ospedale Pediatrico della capitale ha avviato da circa 15 mesi un progetto nell’estrema periferia nord del Paese, a Bocaranga dove ho avuto l’onore e la fortuna di trascorrere un anno “sabbatico”.

    In un anno siamo riusciti a fronteggiare l’emergenza umanitaria e sanitaria in un Ospedale di circa 100 posti letto offrendo cure gratuite per tutti i bambini da 0 a 15 anni, per tutte le donne in gravidanza e “sponsorizzato” gli interventi chirurgici urgenti e necessari; pensate a un ospedale molto diverso dai nostri che non dispone di energia elettrica costante, né di acqua corrente, né di una sala operatoria idonea, tanto meno di una banca del sangue, senza un’ambulanza e dove esiste un solo medico (e solo da un anno) per un territorio che comprende  circa 70.000 abitanti  e che è anche l’unico operatore dell’ospedale  a ricevere uno stipendio dallo stato. Un Ospedale dove semplici infermieri per molti anni hanno gestito tutta l’attività clinica e chirurgica senza alcun aiuto dall’esterno e dove anche una sola siringa è un bene prezioso da non sprecare.

    In un territorio dove un bambino su 10 sopravvive nei primi 5 anni, e quasi una mamma su 100 muore per complicanze legate al parto, non esiste nessun sistema di trasporto pubblico e tutti i malati e le donne in fase di travaglio che non possono partorire nel più vicino “posto di salute periferico” per raggiungere l’ospedale si devono trovare un trasporto su una moto di giorno e di notte, spesso su strade impraticabili. 

    Eppure per me camminare CON loro è stata un’esperienza bellissima, avvolgente, difficile, un’esperienza di intensa comunione con il personale del CUAMM, gli infermieri e ostetriche, con i malati (nonostante la difficoltà di parlare il sango, la loro lingua nazionale). 

    Alcuni tra i miei ricordi più belli: un bimbo nato miracolosamente vivo attraverso un cesareo  dopo un travaglio di giorni nel villaggio, la guarigione di  bambini caduti sul fuoco con gravi ustioni su tutto il corpo, la felicità di due stampelle per poter camminare,  i pasti semplici in Reparto a base di bastoni di manioca e paté di arachidi consumati con le mani, le corse sotto la pioggia insistente ammirando la fioritura della brousse (la savana), un malato che mi dona una tanica di miele selvatico per ringraziarmi di quello che avevamo cercato di fare per suo figlio  strappato alla morte, un cesto fatto a mano donato per mia moglie lontana, la stretta vicinanza della mia famiglia e di tutti quelli che mi hanno sempre accompagnato con aiuto in materiale, denaro, preghiere ed energia positiva.   

    E si continuerà, nell’Ospedale di Bocaranga, in quello vicino di Koui ancora più abbandonato, si continuerà a sostenere la sanità dei villaggi.

    Tutto questo anche grazie al sostegno di persone come voi che anche da lontano ci accompagnano, ci vogliono bene, ci danno fiducia e vogliono contribuire a migliorare questo mondo che… “non si vede ma esiste” e ci chiede commozione, comprensione e aiuti concreti.

    Come mi ha scritto un nostro Padre medico missionario:

    Come hai potuto constatare i bisogni sanitari qui sono infiniti e le risorse locali, nonché le possibilità economiche della popolazione sono davvero esigue.  Anche se talvolta ci prende un po’ di scoramento nel vedere casi che in Italia sarebbero facilmente curabili, il mettersi al servizio di questa gente, della nostra gente, pur con tutti i nostri limiti, ci fa stare bene e ci riempie la vita. Che il buon Dio ti accompagni sempre. 

    Grazie a tutti voi che mi leggete qui e chissà di portarvi un seguito in futuro.

    Papà Nicola