Cuamm Piemonte

la salute è un diritto, battersi per il suo rispetto è un dovere

Testimonianza di Giulia Bellone, infermiera pediatrica in Sierra Leone

Sono già trascorsi 8 mesi e mezzo da quando sono arrivata qui a Pujehun: purtroppo, me ne mancano solamente 2 scarsi prima di tornare in Italia. Dico purtroppo proprio perché qui mi sto sentendo completamente a casa: nonostante mi trovi in un villaggetto minuscolo della Sierra Leone.

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    Sono già trascorsi 8 mesi e mezzo da quando sono arrivata qui a Pujehun: purtroppo, me ne mancano solamente 2 scarsi prima di tornare in Italia. Dico purtroppo proprio perché qui mi sto sentendo completamente a casa: nonostante mi trovi in un villaggetto minuscolo della Sierra Leone, da cui sembra che tutti vorrebbero scappare, nonostante veda attorno a me persone che lottano ogni giorno per avere un pezzo di pane e dell’acqua pulita da bere, nonostante queste stesse persone si sveglino ogni mattina ringraziando Dio per essere ancora vive, io mi sento davvero di vivere un qualcosa che mi sta riempiendo dalla testa ai piedi di pura felicità. Mi presento: sono Giulia, per gli amici pujehunesi Giuliana, Julie o “pumui” (letteralmente “bianco pulito” in dialetto “mendé”), e sono un’infermiera pediatrica. Con il servizio civile, ho avuto la fortuna di essere stata scelta dal CUAMM “Medici con l’Africa” per andare a lavorare per una decina di mesi in questo ospedale distrettuale immerso nel “busch”, la verdeggiante foresta sierraleonese.

    Sono stata assegnata prevalentemente all’emergency ward, una specie di pronto soccorso dove accedono bambini dagli zero ai cinque anni in condizioni generalmente disastrose e spesso fatali, ma rimango comunque di supporto un po’ a tutti i reparti, dalla sala operatoria al maternity ward, dalla terapia intensiva neonatale al reparto dei bimbi malnutriti. Inoltre, mi occupo di rifornire l’ospedale di farmaci in caso di necessità, di monitorarne entrate ed uscite dallo stock dell’ONG e fungo da portavoce di bisogni e problemi che possono insorgere all’interno delle varie realtà del centro di salute. Non sono arrivata sola: con me c’è la mia mitica compagna di viaggio Cecilia con la quale, nonostante abbiamo scoperto di avere due personalità completamente diverse, ci si supporta e ci si aiuta vicendevolmente di fronte a qualsiasi difficoltà; ci si rispetta, ci si diverte e ci si vuole un gran bene! Posso dire che qui sto imparando molto, umanamente e professionalmente: ogni giorno è una sfida, ed è importante essere pronti a rimanere sempre sul pezzo. Qui, nonostante ci siano veramente poche risorse, fortemente consapevoli dell’esistenza del limite umano, tutti si aggrappano sempre ad una stessa soluzione, valida per ogni problema, quella del “we manage”… ed è da lì che si aprono nuovi orizzonti: ognuno mette sul campo da gioco le proprie idee e tutti si dimostrano pronti ad ascoltarsi per mischiare le varie possibilità, con l’obiettivo di trovare la migliore strategia volta a preservare la vita del paziente. Sto assimilando l’arte dell’essere pazienti, senza la quale, soprattutto in contesti come questi, non si riuscirebbe proprio ad andare da nessuna parte; della condivisione e del dono, possibile anche in condizioni di estrema povertà e sofferenza; l’arte della compagnia silenziosa ma preziosa come l’oro; del perdono e del “vivi e lascia vivere”, che si rivelano vitali laddove si è costretti a fronteggiare tutti i giorni i veri problemi della vita, quali la fame, la povertà, la malattia, la morte; dell’amare la vita e assaporarla con entusiasmo in ogni suo singolo secondo, per ricaricarsi costantemente di nuova energia positiva da trasmettere ad ogni persona ne possa avere bisogno o abbia voglia di rimanerne coinvolta; del non smettere mai di sognare, del non perdere mai le speranze e del farsi forza l’uno con l’altro; l’arte dell’apprezzare il diverso e di rendergli onore, perché sarà sicuramente uno speciale ed irripetibile spunto di crescita se si ha il coraggio di esplorarlo con delicata curiosità. Sono orgogliosa di aver scelto di seguire il mio istinto nel fare questo salto nel vuoto: questa esperienza si sta rivelando la più bella della mia vita, vivida di emozioni forti, incontri, relazioni e prove da superare; occhi scuri e profondi, sorrisi bianchi e luminosi, cuori umili, ricchi ed incontaminati. Non so assolutamente cosa mi preserva il futuro; ma se ora qualcuno mi chiedesse se fossi d’accordo di prolungare quest’avventura, fosse anche per un tempo indefinito, io risponderei di sì senza alcuna ombra di dubbio!

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