I Centri Missionari di Piemonte e Valle d’Aosta sostengono il CUAMM nell’emergenza EBOLA
S’è svolto a Torino lo scorso 27 settembre un incontro tra i rappresentanti dei centri missionari diocesani di Piemonte e Valle d’Aosta e alcuni nostri volontari, tra i quali il dott. Squillaci rientrato di recente dalla Sierra Leone, durante il quale s’è illustrata la tragica situazione che i nostri volontari stanno affrontando con la popolazione ormai da alcuni mesi.

Di seguito l’articolo comparso sul sito www.cmdbiella.org
“I centri missionari del Piemonte e della Valle d’Aosta hanno accolto l’appello del CUAMM – Medici con l’Africa, la più importante organizzazione di cooperazione sanitaria italiana, che è presente in Sierra Leone da due anni per aiutare questo Paese a ricostruire strutture sanitarie e offrire servizi sanitari di qualità per garantire la salute della gente, specialmente per le mamme e i bambini.
La Sierra Leone, insieme a Liberia e Guinea, è devastata da mesi dal virus ebola, un’epidemia di febbre emorragica che ha delle caratteristiche che non si erano mai osservate in precedenza.
Il virus di Ebola era stato responsabile, dal 1976 quando è stato isolato per la prima volta, di diverse epidemie che erano state sempre abbastanza limitate sia dal punto di vista della diffusione geografica che dal punto di vista del numero di persone coinvolte.
E’ questa la prima volta che si è diffuso in più Stati con diversi focolai, che a distanza di più di dieci mesi dalla loro comparsa sono ancora in espansione. Ormai si contano diverse migliaia di morti.
La causa di queste differenze con le epidemie precedenti non è da riferire a caratteristiche più aggressive del virus, ma piuttosto alle condizioni sociali, sanitarie, ambientali e culturali dei Paesi dove si è manifestata questa nuova epidemia.
Questi Paesi si stanno faticosamente sollevando dalla devastazione determinata da anni di guerra civile. Sono state distrutte scuole, ospedali e infrastrutture. I servizi sanitari di questi Paesi facevano già fatica a far fronte ai ” nomali” problemi sanitari tipici dell’Africa: malaria, tubercolosi, AIDS, malattie dell’infanzia e complicanze della gravidanza aggravate dalla mancanza di igiene e dalla povertà.
Le strutture sanitarie e gli operatori sanitari si sono trovati a combattere contro una malattia senza avere gli strumenti per poterlo fare. Servivano e servono sistemi di protezione individuale (guanti, tute, stivali, maschere, ecc.) per poter lavorare con un minimo di sicurezza di fronte a questo virus caratterizzato da una elevata contagiosità.
La caratteristica di questo tipo di malattia è appunto l’estrema facilità di trasmissione attraverso i fluidi corporei quando si manifestano i sintomi, caratterizzati da febbre elevata, vomito e diarrea sanguinanti. Così molti operatori sanitari sono stati contagiati e molti sono morti indebolendo ulteriormente le capacità operative delle strutture sanitarie.
Servono grandi quantità di materiale sanitario, in modo che gli operatori possano proteggersi dal contagio. Ma è anche importante saper usare questo materiale in modo corretto.
E’ pesante sopportare il lavoro di assistenza ai malati in un clima tropicale, coperti da tute protettive con maschere che rendono difficile la respirazione per la presenza di filtri. Oltre a questo la paura di essere contagiati crea ansia e preoccupazione tra tutti gli operatori sanitari.
Oltre a difendersi dal contagio è compito del medico proteggere anche gli altri malati presenti in ospedale. Per tale motivo è stata costruita all’interno dell’ ospedale di Pujehun un’apposita struttura di isolamento con tende.
Il compito del medico non termina alla cura e all’isolamento dei malati all’interno degli ospedali, ma deve anche cercare di isolare le persone che sono venute a contatto con l’ammalato al di fuori dell’ospedale durante il periodo trascorso a casa o durante il trasporto.
Questo compito è particolarmente difficile in un Paese dove per raggiungere l’ospedale bisogna percorre 70 miglia di strade nella foresta equatoriale muovendosi anche su barche scavate nei tronchi lungo i fiumi e laghi di cui questo Paese è ricco. Spesso un viaggio dura più di un giorno.
Oltre alle difficoltà legate alla mancanza di infrastrutture, di comunicazione e dei servizi sanitari, bisogna poi anche superare le paure della gente che vede morire i propri parenti isolati e separati senza la possibilità di avere accanto una persona cara.
Questa epidemia ha cambiato il modo di vivere della gente; i contatti fisici tra le persone vengono dissuasi, sono stati chiusi i mercati, in chiesa non ci si scambia più il segno della pace. Il sistema tradizionale di sepoltura dei morti deve essere modificato.
Tutto questo non è facile da far accettare, deve essere spiegato, discusso e condiviso nelle comunità dei villaggi per far sì che la gente mantenga la fiducia negli operatori e nelle strutture sanitarie.
Si capisce come per tutto ciò servano materiali, sistemi di comunicazione, strutture e personale.
I medici delle varie organizzazioni di cooperazione non hanno solo il compito di insegnare le norme di comportamento per proteggersi e le modalità di cura dei malati, ma anche quello di stare a fianco degli operatori africani, condividendo i rischi e infondendo loro fiducia nell’affrontare questa nuova tragedia che ha colpito i loro Paesi facendo loro sentire di non essere abbandonati.
Il CUAMM – Medici con l’Africa lavora in Sierra Leone da due anni con l’intento di rafforzare il servizio sanitario. Ha deciso di rimanere nell’ospedale di Pujehun, in uno dei distretti più poveri e disagiati del Paese, per essere accanto agli operatori sanitari africani, per condividere il rischio ma anche la speranza di superare anche questa difficoltà.
Lo stile di intervento del CUAMM è proprio questo: lavorare sul lungo periodo prima, durante e dopo l’epidemia di Ebola, per affrontare le emergenze croniche della salute in Africa assieme agli africani.
C’è bisogno dell’aiuto di tutti per superare questa emergenza che sta facendo sempre più vittime ogni giorno che passa.
Come puoi aiutare:
Con 10 euro assicuri materiale informativo e di sensibilizzazione alla popolazione locale;
Con 20 euro garantisci il trasferimento del paziente sospetto dalle unità periferiche all’ospedale;
Con 30 euro copri i costi di analisi e test di controllo;
Con 100 euro assicuri i kit completi di protezione individuale: guanti, occhiali, camice, maschera, copri scarpe o stivali, copricapo.
Puoi inviare un bonifico a CUAMM – Medici con l’Africa – Gruppo del Piemonte
cc/postale n. 34844449
IBAN: IT31 N076 0101 0000 0003 4844 449
Causale Emergenza Ebola”
fonte: www.cmdbiella.org
foto: www.flickr.com/photos/mediciconlafrica/sets/72157647566711148
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