Cuamm Piemonte

la salute è un diritto, battersi per il suo rispetto è un dovere

All’indomani della tragedia di Lampedusa

L’ultima tragedia di Lampedusa commuove e impressiona, anche da molto distante. L’amica Marinella Bacchio, volontaria impenata in Guatemala da più di un anno con progetti di sviluppo e integrazione sociale con tutta la sua famiglia, ci raggiunge con la sua ultima lettera all’indomani del recente e sconvolgente naufragio nelle acque Italiane.Con piacere qui riportiamo L’ultima

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    IMG 0593L’ultima tragedia di Lampedusa commuove e impressiona, anche da molto distante. L’amica Marinella Bacchio, volontaria impenata in Guatemala da più di un anno con progetti di sviluppo e integrazione sociale con tutta la sua famiglia, ci raggiunge con la sua ultima lettera all’indomani del recente e sconvolgente naufragio nelle acque Italiane.Con piacere qui riportiamo
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    L’ultima tragedia di Lampedusa commuove e impressiona, anche da molto distante. L’amica Marinella Bacchio, volontaria impenata in Guatemala da più di un anno con progetti di sviluppo e integrazione sociale con tutta la sua famiglia, ci raggiunge con la sua ultima lettera all’indomani del recente e sconvolgente naufragio nelle acque Italiane.Con piacere qui riportiamo


    Scrivo mentre dalla finestra, con la luce del tramonto, vedo gli ultimi campesinos che scendono dalla montagna.Un altro mese forte ed intenso, profondamente segnato dalla notizia del naufragio di Lampedusa, paradigma della follia di questo nostro povero mondo, sempre più drammaticamente diviso tra chi ce la fa e chi disperatamente ci prova. La sensazione di impotenza, apnea, orrore paralizzante mi hanno posseduta per un paio di giorni; come se nulla avesse senso, come se stessi nuotando contro una corrente troppo forte, ed a colpirmi e ferirmi ancor più che il fatto in sè, la pochezza dei commenti meschini e razzisti, finchè la saggezza indigena mi è venuta incontro un’altra volta e mi ha fatta uscire dalla nebbia.

    Era un pomeriggio di pioggia di quelli che non si possono immaginare finchè non si provano, ed anche quando ci si è dentro, si stenta a crederci. Ero a San Marcos, una follia mettersi su una barca per tornare a casa, così sono salita su un tuc tuc. La strada era un fiume, tanto da costringerci a più fermate, per evitare che la corrente ci trascinasse via. Il ragazzino che stava alla guida ha iniziato a chiacchierare, fino ad arrivare a raccontarmi che il suo bebè era morto 10 giorni dopo la nascita. “E’ necessario imparare ad accettare la parte in ombra della vita. Tutto è luce ed ombra, ma guai a perdersi nell’ombra, si deve guardare  alla luce, altrimenti ci si perde”. Mi sono sentita rinascere all’ascolto di quelle parole, gridate in uno spagnolo stentato, per vincere il rumore assordante della pioggia; mi sono sentita ancora una volta una bianca privilegiata, con la possibilità di stare a rimuginare, di scoraggiarsi, di vedere nero. “Non c’è tempo per la tristezza, se lasci che ti prenda la vita di mangia”, mi disse qualche anno fa la mamma di Flavio, il giorno dopo il suo funerale, seduta dietro una canasta di pomodori da vendere al mercato.

    Ed ancora quella “fuerza luchadora”, me la sono sentita scorrere tra le vene, col dovere di non mollare, di schierarmi ancora, e di lasciare i dubbi ad altri.

    Ed a fare lo sforzo di vedere la parte illuminata della luna ci sono tante cose di cui essere felici ed orgogliosi, tutti assieme. La scorsa settimana Centro Maya ha approvato il suo piano strategico triennale; un lavoro, questo, iniziato quasi un anno fa con Marneo, che è stato qui 5 mesi come volontario, ed ha condotto i gruppi di lavoro (genitori, utenti, lavoratori, volontari, finanziatori di Centro Maya), per arrivare a costruire un piano di lavoro fatto di obiettivi, attività, risultati ed indicatori di verifica, lavoro quest’ultimo, in cui ho accompagnato il Consiglio di amministrazione di Centro Maya in infinite ed estenuanti riunioni fino a tarda sera negli utlimi 4 mesi. L’assemblea che l’ha approvato era composta da genitori, madri e padri, coi loro figlioli “speciali” al seguito, legati alla schiena nella fasce colorate, come si fa qui; piedi scalzi, mani rugose, volti stremati, abiti fradici di pioggia, ad alzare uno ad uno i palmi per approvare all’unanimità.

    E poi c’è l’attivazione del primo tirocinio esterno: Sergio, 17 anni, sordo, di Santa Clara, sta lavorando due giorni alla settimana in un’associazione locale che produce ortaggi biologici, e piano piano le barriere si abbattono, le persone ci conoscono, ed il pregiudizio lascia spazio alla stima.

    Ancora, l’approvazione del finanziamento da parte della Tavola Valdese (arrivata giusto l’indomani del no dell’Unione Europea) grazie alla caparbia capacità di Clara, e la “grigliata dell’altro mondo” del 1 di settembre, rendono sempre più vicino l’acquisto del forno grande.

    Ed allora grazie, ancora una volta, a nome di tutte le persone che grazie ad Alma de Colores possono sognare un futuro migliore, per continuare a credere in questo progetto.

    Con mucho amor

    Mari con Marco Elia e Giulio