Iringa, Tanzania, novembre 2015
di Edoardo Occa, capo progetto
La maternità in Africa è un’esperienza delicata, forse ancora più che altrove. Mary, 17 anni, dopo aver partorito un maschietto di 2,5 kg, ha deciso di non farsi vedere, di non parlare con nessuno. Vive isolata in una capanna nel villaggio di Ikuna, con suo figlio Thomas e il padre malato.
Uno degli operatori sociali del Cuamm, Joseph, viene a conoscenza della presenza di un neonato in quella capanna remota e si reca laggiù in bicicletta per verificare lo stato di salute del bimbo.
Lo osserva, lo pesa e misura, e si rende conto che il bimbo non solo non cresce, ma perde peso. A circa un mese dalla nascita, pesa appena 1,7 kg. Parla con Mary e suo padre, spiega loro che il bambino deve essere portato subito all’ospedale di Njombe, dove è possibile trattare la malnutrizione cronica grazie alle competenze dei medici tanzaniani formati dal Cuamm e alla disponibilità di latte terapeutico, fornito con il contributo di Unicef.
Joseph è poi tornato in quella capanna isolata, durante una delle consuete supervisioni casa per casa degli operatori di comunità. Mary sorride, Thomas ora pesa 5,2 kg e nonostante le difficoltà continua a crescere.