L’Uganda negli ultimi mesi si è trovata ad affrontare un flusso di rifugiati fuori dal comune. Persone in fuga dalle tensioni e dalla fame del Sud Sudan, che scappano per cercare pace e maggiori possibilità per il proprio futuro. In risposta a questa emergenza, le autorità hanno adottato una politica di apertura verso le persone in fuga. Così ad oggi sono oltre 1.000.000 i rifugiati sud sudanesi in Uganda, concentrati soprattutto nella regione di West Nile e nel distretto di Kiryandongo.
Proprio in queste zone, ad agosto Medici con l’Africa Cuamm ha iniziato un progetto di intervento a favore della popolazione rifugiata, ma anche dei residenti ugandesi. Il governo ugandese infatti ha individuato fin da subito la necessità di intervenire su entrambi i lati dell’emergenza rifugiati: l’assistenza alle persone da accogliere, ma anche il miglioramento delle condizioni delle comunità che accolgono.
Il nostro intervento si rivolgerà quindi sia alla popolazione ugandese, che a quella rifugiata, per garantire assistenza alimentare e sanitaria alle mamme e ai bambini della zona. Sono sei i distretti coinvolti, per una rete di 257 strutture sanitarie, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi sanitari a cui accede una popolazione di oltre 2.180.000 ugandesi e quasi 1.000.000 di rifugiati del Sud Sudan.
Tra il 3 e il 4 ottobre abbiamo presentato il progetto alle autorità locali, nel corso di un convegno di lancio che si è tenuto ad Arua, proprio in West Nile. Racconta il nostro rappresentante paese Peter Lochoro: «Questo per noi è un ritorno in West Nile, una regione in cui abbiamo lavorato fino a pochi anni fa. Le autorità ci hanno accolto in maniera molto positiva, e tutti hanno espresso piena fiducia nella possibilità di portare insieme miglioramenti significativi anche qui, in questa regione che negli ultimi mesi si è trovata in prima linea nell’accogliere i rifugiati del Sud Sudan, pur con i pochi mezzi a disposizione».
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