«Oggi due nuovi casi di Ebola in Sierra Leone e un decesso. Oggi, solo nel nostro ospedale, un bambino morto di malaria, una madre morta per emorragia e un bambino podalico morto durante il travaglio, con la madre salvata per un pelo, ma ancora a rischio di sepsi per la difficoltà (in senso lato) di raggiungere l'ospedale. Qual è l'emergenza?»
Paolo Bratti
Medico Cuamm a Lunsar, Sierra Leone
13 aprile 2015
Perché
L’epidemia di Ebola in Sierra Leone rallenta la sua corsa ma ha lasciato dietro di sé morte, distruzione e un sistema sanitario indebolito che chiede risposte urgenti e, soprattutto, aiuto. Ora più che mai, è necessario mantenere aperti e rafforzare i servizi sanitari di base, garantendo salute alla popolazione.
L’unico modo per sconfiggere la morte è la vita.
Ogni volta che nasce un bambino è una piccola vittoria.
Noi lavoriamo per questo.
Aiutaci con il tuo 5x1000 (cf 00677540288): insieme possiamo aiutare i bambini e le mamme africane.
Cosa stiamo facendo
In Sierra Leone dal 2012, lavoriamo negli ospedali, nel territorio e nelle comunità dei distretti di Pujehun e di Port Loko, tra i più remoti del Paese, per offrire alle mamme e ai loro bambini servizi sanitari di qualità.
Il nostro lavoro, al fianco del personale sanitario e delle istituzioni locali, prosegue e si fa sempre più urgente dopo che le attività e i servizi offerti in questi ultimi mesi hanno sofferto pesantemente gli effetti provocati da Ebola.
Ad oggi, si calcola che il tasso di complicanze ostetriche che non arrivano in ospedale, tocchi il 90%, con drammatiche conseguenze per mamme e bambini.
Justine, una giovane mamma del villaggio di Masamwa ha partorito un bel bambino nella sua capanna ma, poco dopo, inizia a sanguinare. Solo quando ormai è buio i familiari capiscono che la situazione si sta aggravando. All'alba del giorno dopo, Justine viene portata al più vicino centro di salute dove un operatore locale cerca in ogni modo di bloccare la perdita di sangue. In tarda mattinata il trasferimento all'unico ospedale della zona, quello di Pujehun, ma ormai è troppo tardi e Justine muore esangue all'arrivo in ospedale. Aprile 2015
Ebola non molla la presa e fa ancora paura, più di un parto per strada o in casa, di una febbre alta in un neonato, di un qualunque sintomo anche violento. Condizioni, queste, capaci di tenere i pazienti lontani da quei luoghi in cui possono trovare cura e assistenza e dove invece Ebola è passato lasciando morte e dolore.
È anche questo uno degli effetti indiretti di un'epidemia che ha indebolito un sistema sanitario già fragile, ancor prima dell'Ebola.
1 solo medico ogni 50.000 persone, 161 bambini morti sotto i 5 anni di età ogni 1.000 nati: basterebbero questi numeri, da soli, per raccontare un'emergenza che avanza silenziosamente in Sierra Leone ma continua a rimanere lontana dalle prime pagine a cui siamo abituati.
«Non siamo specialisti di Ebola. Aiutare un ospedale rurale a riprendere con coraggio la vita quotidiana, assistere mamme e bambini a fianco dei colleghi locali, anche e soprattutto quando il rischio è maggiore, questo lo sappiamo e dobbiamo fare».
Don Dante Carraro
direttore di Medici con l'Africa Cuamm
Gennaio 2015
Ora più che mai, è necessario mantenere aperti e rafforzare i servizi "normali", le sale operatorie, i reparti, le visite alle gravide, le vaccinazioni, i servizi di ambulanza. Nonostante l'epidemia, nel 2014 abbiamo continuato a lavorare nell'ospedale e nel territorio del distretto di Pujehun con:
11.789 parti normali assistiti
124 cesarei eseguiti
14.025 visite prenatali nel territorio
205 trasporti per emergenze ostetriche
888 ricoveri pediatrici
Aiutaci a farlo anche quest'anno!
«"Good morning, doctor Enzo". Una giovane donna ci saluta nel cortile dell'ospedale di Pujehun. Un piccolo inchino, un sorriso grande come una casa e due occhi luminosi come diamanti. Era con me Enzo, e mi spiega che finalmente era riuscita a rimanere incinta, dopo tanto penare, e che riconosceva in lui il medico che l'aveva aiutata. Sprizzava gioia. Orgogliosissima e felice». Don Dante Carraro
direttore di Medici con l'Africa Cuamm
Aprile 2015
Dalle macerie di Ebola la Sierra Leone ha voglia più che mai di rialzarsi, di continuare a credere e lottare per la vita e il futuro. E noi rimarremo al suo fianco, per (ri)cominciare dalla salute.
Cosa puoi fare
Tanto resta ancora da fare in un Paese messo in ginocchio dall’Ebola, come la Sierra Leone. Ora però cerchiamo di guardare al futuro. Aiutaci a ripartire da qui.
Metti la tua firma, nella dichiarazione dei redditi (730/CUD/Unico) inserendo il nostro codice fiscale 00677540288 nel riquadro dedicato a “Scelta per la destinazione del 5x1000 dell'IRPEF", nella sezione "Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative...”.
La Sierra Leone, 183° Paese su 187 paesi considerati per Indice di sviluppo umano (ONU/UNDP, Human Development Index, 2014), è entrato nel campo d'intervento di Medici con l'Africa Cuamm nel 2012.
I seguenti dati descrivono il contesto sanitario in cui operiamo:
mortalità dei bambini sotto i 5 anni di vita: 161/1.000 nati
mortalità materna: 1.100/100.000 nati vivi
1 solo medico ogni 50.000 persone
1,7 infermiere ostetriche ogni 10.000 abitanti
(Fonte Organizzazione Mondiale della Sanità 2014)
Emergenza Ebola, l’intervento di Medici con l’Africa Cuamm
Quella tuttora in corso è la più grande epidemia di Ebola che si sia mai verificata. Solo in Sierra Leone ci sono stati 13.609 casi e 3.953 morti. In totale, nei paesi colpiti dell'Africa sub-Sahariana, sono morte 11.305 persone (dati Oms al 31/08/2015; qui i dati più recenti).
Allo scoppiare dell'epidemia di Ebola in Sierra Leone a maggio 2014, Medici con l'Africa Cuamm ha deciso di rimanere, sia per garantire i servizi sanitari di base, soprattutto alle mamme e ai bambini, sia per dare un contributo nell'emergenza sanitaria.
In questi mesi, l'azione si è concentrata su due ambiti. Da un lato fornire agli operatori sanitari tutti gli strumenti di protezione di cui hanno indispensabile bisogno; dall'altro continuare nel lavoro di identificazione e isolamento dei malati con l'allestimento di due centri, il primo nel'ospedale di Pujehun poi riposizionato a 5 km di distanza presso la località di Kpanga, il secondo a Zimmi, la località più colpita da Ebola nel distretto. Allo stesso tempo, gli operatori hanno lavorato con le autorità distrettuali per sensibilizzare le comunità, coinvolgendole direttamente nel controllo dell'epidemia.
Nel 2014:
450 operatori sanitari del distretto formati ed equipaggiati
250 contact tracers formati ed equipaggiati con bici/telefono per la ricerca delle persone potenzialmente a rischio
2 centri di isolamento allestiti ed equipaggiati
8 team di 20 addetti alla sepoltura in biosicurezza formati
1 veicolo dedicato al riferimento dei casi sospetti/confermati
Da gennaio 2015, l'intervento del Cuamm si è esteso anche alla riapertura dell'attività chirurgica e di ricovero dell'ospedale di Lunsar nel distretto occidentale di Port Loko, gestito dall'Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio.
Distretto di Pujehun
Ospedale Distrettuale, centro materno-infantile
6 centri di salute periferici
Centro di isolamento di Kpanga
Centro di isolamento di Zimmi