Cuamm Trentino

la salute è un diritto, battersi per il suo rispetto è un dovere

Repubblica Centrafricana l’esperienza di Giulia Debertolis

Giulia Debertolis ci racconta le sue motivazioni per il progetto di “medico junior” con il CUAMM in Repubblica Centrafricana.
Giulia è una giovane Trentina del Primiero che si sta specializzando in pediatria a Padova. Questa è la sua prima esperienza in Africa subsahariana.

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BéAfrika è il nome con cui i Centrafricani chiamano il loro Paese: significa “il cuore dell’Africa”. Guardando la cartina se ne intuisce la ragione, ma stando qui si ha la sensazione di trovarsi non solo nel cuore topografico dell’Africa, ma anche in quello geopolitico. La rigogliosa Repubblica Centrafricana, che conta migliaia di ettari di foresta vergine, una delle biodiversità più ricche della Terra, fiumi, miniere di ogni materiale prezioso (tutto, insomma, quanto potrebbe fare ricco un Paese) è affamata da anni di lotte per il potere, di ingerenza straniera, sfiancata da devastazioni troppo regolari per avere la forza di costruire qualcosa.

 

Le ragioni che mi hanno spinta a partire come JPO (Junior Project Officer, “medico junior”) in pediatria di Medici con L’Africa CUAMM, lasciando la mia casa e i miei affetti a Povo, salutando la mia famiglia nella valle di Primiero e i miei colleghi della scuola di specializzazione a Padova, per venire qui, nel cuore dell’Africa, sono diverse.

 

Affondando le proprie radici negli esempi che ho avuto, nelle persone che ho incontrato, negli studi, nelle letture: non sono, insomma, semplici da riassumere.

 

La ragione invece per cui ho scelto di unirmi alla fila di Medici con L’Africa CUAMM mi è chiara, e sta in quel “con”. Essere con significa accompagnare, e non sostituirsi: non carità, ma sostegno.

Ogni giorno vedo declinarsi qui il senso di essere non “per” ma “con” l’Africa: per me significa condividere con i medici specializzandi locali la fatica di una mattinata in ospedale e la soddisfazione di un bambino critico che sta meglio, trovare assieme alla caposala la soluzione più adatta ad isolare un malato contagioso, discutere con i medici locali un nuovo protocollo, proporre corsi di formazione. L’Africa che vedo intorno a me non ha bisogno di carità: ha menti brillanti, risorse a non finire, inventiva. Piuttosto può beneficiare del sostegno, nei posti in cui, come la Repubblica Centrafricana, le condizioni geopolitiche non permettono ancora un accesso equo ai diritti di tutti, tra cui la salute.

Giulia Debertolis