L’esperienza di Francesca Giovanetti Wolisso, Etiopia
Esperienza di Francesca Giovanetti, una giovane Dottoressa trentina in Etiopia, presso il St.Luke Catholic Hospital di Wolisso, nella regione South West Shoa, a circa 120 Km da Addis Abeba.

Clinical Elective a Wolisso con CUAMM e SISM
Wolisso mi accoglie sotto un temporale impetuoso. Nuvoloni neri, pioggia scrosciante, strade scavate dal fango, elettricità che salta.
Non esattamente l’ immagine di Africa con la savana e il baobab che mi era stata dipinta fin da bambina. Così, fin al primo istante, l’Etiopia si fa conoscere nel suo caos più autentico, lontano dalle costruzioni ordinate delle nostre città occidentali.
Le case, sparse, in piedi per miracolo; i cavalli, stanchi, che trainano carri colmi di mercanzia; le tovaglie, sporche, distese per terra, ricoperte da una miriade di ciabatte in plastica, coloratissime. Lì di fianco, sullo stesso telo, sono esposti in bella vista manghi ammaccati, banane mature, e qualche ciotola di cereali essiccati.
Arriva poi il mio ingresso nell’ospedale. Un mondo all’interno del mondo.
Conosco i primi pazienti, giovanissimi, accucciati sulle brandine spoglie, sempre circondati da un continuo alternarsi di parenti e vicini di casa pronti a porgere pasti, sorreggere, prendersi cura. Ovunque si respira un fortissimo senso di comunità.
Incontro le malattie che in Europa non capita quasi mai di diagnosticare: malaria, AIDS, morbillo, tubercolosi, parassitosi intestinali. La morte, che viene accettata come parte della vita. I bambini, tantissimi, che spuntano da ogni dove. Ne nascono annualmente circa il doppio rispetto al punto nascite del Santa Chiara di Trento.
Nel reparto Delivery o Cangu, le mamme, giovanissime, stringono al petto i loro preziosi fagottini: vita che si rinnova ogni giorno.
Le difficoltà quotidiane non mancano, e si accavallano sotto l’ombra quotidiana della guerra civile. La libertà di spostarsi è estremamente limitata, ma questo incoraggia il dedicare più tempo per creare legami sinceri con i colleghi etiopi all’interno della struttura ospedaliera. Questa è infatti gestita dalla Chiesa cattolica etiope e dal Governo etiope, in collaborazione con la ONG italiana Medici con l’Africa – Cuamm.
Dal punto di vista sanitario, il St. Luke è considerato un ospedale ad alta tecnologia per gli standard etiopi: è dotato di un laboratorio di analisi, di una radiologia e di strumenti per l’ecografia. Ogni giorno qui mi è possibile toccare con mano tutti i progetti in cui il Cuamm si impegna; dalla prevenzione/ screening della tubercolosi, alle lezioni del nutritional project per le mamme contro la malnutrizione infantile, ai numerosi studi di ricerca.
Compagni di questo viaggio sono per me 4 specializzandi italiani, partiti per un periodo di formazione extrarete con il ruolo di JPO, Junior Project Officer, nei reparti di Medicina Interna, Pediatria e Terapia Intensiva Neonatale, e due tirocinanti di ostetricia, supportate da una borsa di studio dell’Università di Padova.
Ognuno porta con sé un piccolo pezzetto d’Italia, io ho portato il Trentino!
Francesca