Oggi, ad un anno dallo scoppio della guerra in Europa, attraverso il quotidiano lavoro sul campo testimoniamo gli effetti di un conflitto che non conosce orizzonti e le cui conseguenze gravano pesantemente sul continente africano. Insicurezza alimentare, caro benzina, beni di consumo ospedalieri inaccessibili. Negli ospedali in cui interveniamo aumentano costantemente i casi di malnutrizione, senza benzina le ambulanze restano ferme e le attività nei reparti sospese. Mancano guanti, farmaci e beni di consumo. Il Sud Sudan, l’ultimo nato, l’ultimo posto dell’Indice di sviluppo umano, l’ultimo miglio più estremo, rischia di essere abbandonato. Poche risorse umane, ma anche pochi strumenti di lavoro e soprattutto, pochissimi fondi per garantire alle donne del paese un parto sicuro, ai loro bambini assistenza nei primi giorni di vita e per fare in modo che tutti abbiano accesso alle cure sanitarie, in ogni momento.
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