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Abbiamo bisogno di un riparo sicuro

Rabuna è un papà di 32 anni. Lo scorso aprile è fuggito con la famiglia dal distretto di Quissanga, nel Nord del Mozambico, a causa della guerra. «Con mia moglie e i nostri tre figli, siamo scappati senza niente. Ora viviamo a Metuge, dove abbiamo trovato un riparo sicuro».

Da drammi come questo nasce la migrazione che all’85% è interna all’Africa. Si chiamano rifugiati e sfollati interni, a seconda che si trovino fuori o dentro dai confini del loro Paese di origine, ma sono bambini, donne e uomini che fuggono dalla guerra, dalla povertà, dalla violazione dei diritti umani, mancando spesso delle minime condizioni di assistenza. Sradicati dalle loro case in situazioni di fragilità istituzionale, politica, ambientale e sanitaria.

Per questo, Medici con l’Africa Cuamm integra una risposta ordinaria con l’intervento nelle emergenze, sostenendo le comunità in momenti di instabilità. Dal Sud Sudan all’Etiopia, dall’Uganda al Mozambico, dall’Ucraina alla Moldavia, siamo con chi soffre, con chi ha bisogno di cure, con chi ha il diritto ad un tetto sicuro, a servizi adeguati. In Africa, come in Europa.

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Se la guerra è una malattia

Quando la guerra bussa alle porte dell’Europa produce un effetto amplificatore, richiamando la nostra attenzione sui conflitti dimenticati: sono tanti i Paesi africani che affrontano emergenze dovute a disastri ambientali e a scontri interni, che provocano un grande numero di rifugiati e sfollati alla ricerca di riparo in zone protette.

Se la guerra è una malattia, l’impegno di Medici con l’Africa Cuamm è curare le ferite e costruire la pace, anche nelle situazioni più critiche, integrando il modello di sviluppo consolidato che si realizza su tempi lunghi con il momento di risposta all’emergenza.

Scopri le storie dei protagonisti sul campo nell’ultimo numero di èAfrica.

© Medici con l'Africa Cuamm 2022 - CF 00677540288

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