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Tutti insieme, il nostro contributo

“Siamo dentro a questa cosa insieme. Solo insieme la sconfiggeremo.
Quindi la regola è: tutti insieme”.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore OMS, 16 marzo 2020

Prima è sembrato distante, poi incredibilmente vicino; adesso è dappertutto. Il Coronavirus ha cambiato il nostro modo di vivere, di muoverci, di socializzare. Ci sta mettendo alla prova in Italia e sta tirando fuori il meglio da molti di noi. Fra tutti il personale sanitario, impegnato in uno sforzo senza precedenti. Da venerdì scorso, anche in Africa si comincia a registrare un aumento costante dei casi. Ecco perché non possiamo abbandonare le comunità che stiamo sostenendo.

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Un appello speciale per le nostre comunità in Italia

Un gesto concreto per dire che siamo uniti, qua e là, in un unico abbraccio di sostegno e di reciproco aiuto. Un modo, anche, per esprimere il nostro grazie a tante persone e comunità che in altri momenti di bisogno sul campo, in Africa, non hanno mai fatto mancare attenzione, disponibilità e grande generosità. Per contribuire a rispondere all’emergenza sanitaria provocata in Italia dall’epidemia di COVID-19 Medici con l’Africa Cuamm ha deciso di donare 4 respiratori per le terapie intensive e sub-intensive di alcune delle strutture sanitarie più colpite dall’epidemia: a Schiavonia, Cremona e Jesi. Il costo complessivo dei 4 respiratori e degli equipaggiamenti collegati è di 100.000 euro. Chi desidera partecipare a questo abbraccio di solidarietà, può contribuire.

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Ognuno deve fare quello che può, dove si trova

Sono 635 i casi di Coronavirus in Africa, secondo i dati di oggi. 34 i paesi colpiti, tra i quali anche tre in cui opera Medici con l’Africa Cuamm: Etiopia, Tanzania e Repubblica Centrafricana. Da Bangui, capitale di Rca, le parole di Donata Galloni. “Sono preoccupata per quello che sta succedendo in Italia e in Lombardia. Il mio pensiero e la mia vicinanza vanno a tutto il personale medico in Italia e ai miei amici dell’ospedale di Cremona, dove ho lavorato. Per certi versi mi piacerebbe essere lì, ma non è possibile, la Repubblica Centrafricana ha chiuso le frontiere e quindi ciascuno di noi fa quello che deve fare, dove si trova”.

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