“In Tanzania febbre e malaria sono sinonimi. Non c’è uomo, donna o bambino con due linee di temperatura che all’arrivo in OPD – Outpatient Department, una specie di pronto soccorso – non venga sottoposto al MRDT, il test rapido per la diagnosi di malaria. I pazienti in stato di coma e gravemente compromessi con i quali non sappiamo che pesci prendere li testiamo per la malaria con le dita incrociate, perché almeno quella sappiamo come curarla. Eppure si muore ancora di malaria, si muore eccome”.
Così racconta Giovanni Torelli, specialista in Medicina interna ed Ematologia in servizio a Tosamaganga, dove è impegnato nella gestione dell’ospedale e nell’attività clinica in corsia.
Il 25 aprile l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) celebra il World Malaria Day, per sensibilizzare sul problema della malaria in tutto il mondo: una malattia che solo nel 2016 ha fatto registrare 212 milioni di casi, con l’enorme cifra di 429.000 morti accertate. L’Africa è il continente più colpito, con il 90% dei casi e il 92% delle morti.
Aiutaci anche tu, bastano 50 euro per donare un trattamento a un bambino malato di malaria.
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