«Stiamo cercando di procurarci presidi protettivi, di fare tanta formazione, di preparare una unità di isolamento e trattamento, ma lontana anni luce dalla potenza tecnica e professionale messa in campo dall’Italia; e se non ci siete riusciti voi a trattare i pazienti, cosa possiamo fare noi? Qui la speranza è di avere abbastanza materiale per proteggere il nostro staff ed un po’ di ossigeno per i malati più gravi, lo stesso ossigeno che in Italia si riserva ai contagiati domiciliari, cioè quelli con sintomi lievi, quelli che non vengono neanche accettati in ospedale». È la testimonianza di Enzo Pisani, medico Cuamm in Sud Sudan.
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