«Mi sembra quasi un miracolo che, dopo più di 60 anni dalla nascita del Cuamm, ci siano ancora persone che decidono di partire, giovani e non giovani, anche non credenti, ma motivati, e di grande serietà professionale, disponibili ad impegnarsi con il Cuamm e a testimoniare la dedizione e l’amore preferenziale ai poveri affermato in solenni documenti pontifici, ma non sempre vissuto nella Chiesa. E questo, anche personalmente, di fronte ai drammi della povertà visti tante volte nei miei viaggi in Africa, mi ha spesso creato forti reazioni interiori e portato ad esprimermi in termini critici per la mancanza di chiarezza e capacità di dire le cose, senza cercare compromessi o badare alle convenienze, nel nome del Vangelo e nel rispetto di chi non ha parola. Per me la regola è sempre stata: ‘Poveri ma liberi’, liberi di scegliere, liberi di alzare anche la voce quando è ritenuto giusto e doveroso farlo. Ho sempre sentito e sento di non ringraziare mai abbastanza il Signore per la esperienza del Cuamm, il ministero di carità che mi ha donato. È stata un’esperienza non priva di difficoltà, di fatiche, di preoccupazioni e a volte di sofferenze e lacrime, ma tanto ricca e straordinaria».