Cuamm Trentino

la salute è un diritto, battersi per il suo rispetto è un dovere

“Covid-19 ci ha messi di fronte alla nostra vulnerabilità”

Domenica 31 gennaio 2021 è stata la 68a Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra. Mario Battocletti,  Dirigente medico presso l’Unità operativa chirurgia generale dell’ospedale di Cles, membro del consiglio direttivo di Medici con l’Africa – CUAMM e vicepresidente della sezione Trentino dell’organizzazione che promuove il diritto alla salute nei Paesi impoveriti, ha rilasciato un’intervista in merito e riguardo anche la pandemia del Covid-19 sul giornale di Vita Trentina, che noi vi riportiamo di seguito.

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Che cosa si sente di dire a tanti di noi che hanno per la prima volta fatto i conti con una pandemia rispetto ai contagi diffusi di tante cosiddette malattie della povertà con cui i medici del CUAMM si confrontano da anni?

“La pandemia di SARS Covid-19 ha dimostrato che chiunque si deve confrontare con la possibilità di contrarre una malattia non curabile, anche in Paesi con risorse sanitarie adeguate; è risaltata la nostra vulnerabilità di fronte ad eventi non controllabili. In questo momento di forte tensione sociale, politica ed economica forse non si riesce ancora a realizzare pienamente che miliardi di persone sono quotidianamente esposte a numerose malattie endemiche o croniche, non curabili per assoluta mancanza di sistemi sanitari. Il mancato accesso alle vaccinazioni di base per milioni di bambini, e la loro conseguente morte per malattie infettive altrimenti curabili, è sempre stato per me il segno distintivo di disuguaglianza nel diritto alla salute globale”.

Come ha impattato il Covid nei Paesi dove opera Medici con l’Africa CUAMM e più in generale nei Paesi impoveriti?

“Come vediamo il problema dei dati si rileva cruciale anche in Europa e di conseguenza in Africa i numeri sono da prendere con cautela: mancano anche i rilievi anagrafici in molte zone rurali, non c’è disponibilità di tamponi e i tassi di mortalità, già alti per la mancanza di cure di base per molte malattie, non sono attendibili. Le economie di questi Paesi sono deboli, la chiusura dei mercati e la speculazione li sta affondando con conseguenze a lungo termine. Per noi in prima linea è attualmente un problema di accesso ai siti in cui lavoriamo, di lockdown in aree già scarsamente servite, di mancato accesso a disponibilità e trasporti di farmaci. Per la popolazione si traduce in ulteriore riduzione di accesso alle cure primarie, ma anche ai beni di prima necessità. L’accesso alle cliniche ed agli ospedali delle donne e dei bambini è diminuito di circa un terzo il che vuol dire meno parti “al sicuro” in ospedale, meno vaccinazioni, meno visite pre-natali e pediatriche con inevitabile recrudescenza della mortalità infantile e materna e della malnutrizione vanificando i discreti risultati ottenuti negli ultimi dieci anni”.

La pandemia ha svelato la priorità del sistema sanitario per un Paese: perché non si investe a sufficienza in sanità?

“Scelte politiche sbagliate a lungo termine, non c’è vision; una distribuzione adeguata, razionale ed equa tra risorse economiche ed umane non è semplice da gestire e programmare, ci vuole competenza… Ancora, la prevenzione, l’equilibrio tra ospedali e medicina sul territorio; eppure una popolazione sana costa meno al sistema sanitario. In sistemi con scarse risorse questo è impossibile anche da pensare; piani strategici non realizzabili sui quali come Medici con l’Africa interveniamo per raggiungere l’ultimo miglio e le categorie più fragili, occupandoci soprattutto di salute materno-infantile”.

Come commenta il tema scelto dall’Aifo quest’anno:“ Virus, lebbre, disabilità: la salute del mondo passa dalla difesa dei più fragili”?

“La lebbra, ancora oggi diffusa in alcuni Paesi nel mondo ma di cui i nostri figli probabilmente non hanno mai sentito parlare è sempre stata il simbolo della povertà; malattia lenta e curabile di cui oggi è diminuita l’importanza epidemiologa, ma non l’importanza sociale, sanitaria. Porta a disabilità fisica come può portare qualsiasi malattia non curata precocemente. La disabilità ha un forte impatto socio economico, quindi è più importante prevenirla perché implica uno stato di cronicità della malattia con sofferenze umane e costi sanitari difficilmente sostenibili. Il nostro progetto triennale in Etiopia ha come obiettivo il sostegno di strutture e formazione di personale per prevenire e gestire la cronicità e cercare di ridurre le disabilità”.

Che cosa insegna la lotta contro le malattie della povertà sul piano della sensibilizzazione, ma anche delle risposte “politiche”?

“Il concetto di uguaglianza risalta in maniera importante; chi ha avuto accesso immediato ai servizi sanitari e ai vaccini? Solo i Paesi sviluppati fino ad oggi. Ognuno pensa al proprio interesse, non abbiamo ragionato in termini globali. La politica in alcuni Paesi anche industrializzati ha fatto scelte disastrose e soprattutto non omogenee, e tutti ne pagheremo le conseguenze, i più deboli in maniera maggiore, come al solito. La malattia provoca povertà e la povertà aggrava la malattia in un circolo vizioso che solo nuove regole economiche più eque e scelte politiche più coraggiose possono spezzare. La salute è un diritto globale”.

Quale impegno personale ognuno di noi in Trentino dovrebbe prendersi rispetto alla difesa dei più fragili indicata da questa Giornata annuale?

“Molte persone al mondo stanno soffrendo per gli effetti collaterali della pandemia più che per la malattia stessa. Tantissimi avranno disagi economici e sociali a lungo termine, anche in Trentino. Non ci sono sconti per nessuno e in questo momento i più forti possono anche peggiorare la condizione delle fasce di popolazione più deboli; questo non deve accadere. Siamo stati coinvolti tutti e potrebbe succedere ancora. Siamo privilegiati perché viviamo in un posto dove la laboriosità, la generosità, lo spirito di sacrificio e di volontariato sono un patrimonio comune. Non c’è più spazio per l’indifferenza, questo è il messaggio”.