«Non tutte le notti sono serene a Chiulo, ci sono notti in cui i piccoli pazienti sono chiamati a grandi sfide e sono costretti a crescere, o nel peggiore dei casi, a lasciare questo mondo ingiusto, dove le diseguaglianze in salute sono ancora troppo grandi». Inizia così il racconto di Filippo Pistolesi, giovane jpo partito per l’Angola che sta facendo un tirocinio di sei mesi all’ospedale di Chiulo. Ci parla della sua quotidianità attraverso un racconto fatto di suoni e immagini, che ci permette di percepire tutta l’emozione di un’esperienza difficile, ma straordinaria. «A Chiulo c’è un cancello che chiude il compound dei cooperanti, non ci sono telecomandi per farlo funzionare ma solo un vecchio catenaccio con un lucchetto. Il rumore di quel catenaccio presto diventa familiare, scandisce le entrate e le uscite dalle nostre case verso l’Africa più vera, verso l’ospedale. Quando senti quel rumore significa che al di là della strada, in ospedale, c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto».