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Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato Tra Sud Sudan, Etiopia e Uganda, a fianco di chi è costretto a fuggire

2,5 milioni di persone hanno lasciato il Sud Sudan, in cerca di pace, cibo e cure, accolti dagli stati vicini. Don Dante Carraro dall’Uganda: «Qui siamo di fronte all’Africa che aiuta l’Africa, dobbiamo sostenere chi scappa e chi accoglie»

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    Video “Crisi in Sud Sudan” (1’46’’) disponibile su Dropbox o via WeTransfer

    Padova, 12 gennaio 2018 – In occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che ricorre domenica 14 gennaio, Medici con l’Africa Cuamm richiama l’attenzione sulla crisi in corso in Sud Sudan, il più giovane Stato del mondo, da anni segnato da scontri interni e instabilità. In una situazione segnata dalla mancanza di sicurezza, cibo e cure di base, si stima che negli ultimi anni 4 milioni di persone, un terzo della popolazione totale del Sud Sudan, abbiano abbandonato la propria casa, divenendo rifugiati interni o dirigendosi verso gli Stati vicini. Uganda ed Etiopia sono i paesi maggiormente coinvolti dall’arrivo dei rifugiati, dove Medici con l’Africa Cuamm porta avanti progetti di assistenza sanitaria specifici, ma anche Sudan, Kenya e Repubblica Centrafricana sono coinvolti nei flussi di persone.

    Secondo i dati UNHCR, a dicembre 2017 ammontavano a quasi 2,5 milioni le persone che avevano lasciato il Sud Sudan: oltre 1 milione di questi è ospitato oggi nel nord dell’Uganda, nella regione del West Nile, mentre 417.000 persone si sono rifugiate nei campi della regione di Gambella, nell’ovest dell’Etiopia. In queste aree, oltre che all’interno del Sud Sudan, Medici con l’Africa Cuamm è presente per offrire assistenza sanitaria alla popolazione rifugiata, ma anche a quella residente.

    «”Open the gate”, è la politica delle porte aperte e dell’accoglienza fatta propria dall’Uganda – spiega don Dante Carraro, direttore del Cuamm, in questi giorni rientrato da una missione di supervisione nel paese – e lì, nel West Nile, una regione estremamente povera e già svantaggiata rispetto al resto dell’Uganda, una popolazione di 2.180.000 persone sta accogliendo 1 milione di rifugiati, in maniera pacifica. Mi sono trovato di fronte all’Africa che aiuta l’Africa, impegnata a dare una casa a chi ha dovuto lasciare la propria. Ho visto un team di 40 giovani ugandesi, tra medici, ostetriche, nutrizionisti e amministrativi, impegnarsi con entusiasmo in un progetto diffuso che vuole portare assistenza sanitaria in 257 strutture sanitarie, non solo per i rifugiati, ma per tutta la popolazione. Perché tutti hanno bisogno di aiuto e non si può aiutare chi scappa dimenticando chi accoglie».

    «Lo abbiamo visto anche in Etiopia – continua don Dante Carraro – dove nell’ultimo anno, nella regione di Gambella, sono sorti campi rifugiati grandi come città, cresciuti in fretta, eguagliando e superando il numero della popolazione locale. Non si può rispondere ai bisogni sanitari dei rifugiati senza pensare anche alla popolazione residente: per questo dallo scorso anno siamo intervenuti nell’ospedale regionale di Gambella, su richiesta delle autorità etiopi, oltre che nel campo rifugiati di Nguenyyiel, che nel 2017 in pochi mesi, da uno dei tanti campi rifugiati, con le sue 82.900 persone è diventato il più grande della regione, più popoloso anche della città capoluogo».

    È possibile sostenere il lavoro dei Medici con l’Africa Cuamm con una donazione su c/c postale 17101353 e online su www.mediciconlafrica.org. Con 6 euro è possibile garantire 200 g di latte terapeutico per un bambino malnutrito, con 15€ i farmaci per una persona rifugiata, mentre con 30 € è possibile garantire un trasporto di emergenza in barca nelle paludi di Nyal.

    L’intervento in Sud Sudan PER I RIFUGIATI

    Nella situazione di estrema incertezza che causa la fuga di migliaia di persone, Medici con l’Africa Cuamm non ha mai abbandonato il Sud Sudan, per cercare di migliorare l’accesso ai servizi sanitari e quindi di rispondere ad uno dei bisogni principali che possono spingere una famiglia a spostarsi. Nel 2018 conferma la propria presenza in siti noti per essere punti di accoglienza di sfollati interni:

    Nyal, in Panyijar County (ex Unity State), che attrae gente in fuga dagli scontri in corso nei territori più a Nord. L’impegno è per offrire cure di base ai nuclei di sfollati che si riparano sulle isole del territorio paludoso del Nilo.

    Mingkamen, in Awerial County (ex Lakes State), sito in cui si sono trasferite in pianta ormai stabile diverse famiglie da Jongley, dopo lo scoppio della guerra nel 2013, e che continua ad accogliere nuovi arrivi. Qui il Cuamm gestisce un centro sanitario che garantisce servizi sanitari e nutrizionali e nella prima metà del 2017 ha risposto all’emergenza di colera, causata anche dal sovraffollamento di persone.

    Mundri east (ex Western Equatoria State), la cui popolazione è stata spesso definita come “sfollata nella sua totalità”, per via dell’alta instabilità che fa sì che tutti prima o poi debbano abbandonare la casa. Negli anni è rimasto sempre aperto e funzionante l’ospedale di Lui, diversamente dalle altre strutture che hanno lavorato a intermittenza a causa dell’instabilità della regione. L’ospedale è un punto di riferimento per la popolazione, che continua a vivere nella zona, potendovi trovare assistenza sanitaria in caso di bisogno.

     

    L’intervento in Uganda per i rifugiati

    A fianco dei progetti sviluppati nel resto del Paese, da agosto 2017 Medici con l’Africa Cuamm ha iniziato un nuovo intervento di rafforzamento del sistema sanitario della regione del West Nile e del distretto di Kiryandongo, per garantire assistenza alimentare e sanitaria alle mamme e ai bambini della zona, sia tra la popolazione residente, sia tra i rifugiati del Sud Sudan.

    Sei i distretti coinvolti, con un team di 40 persone impegnate nel potenziamento delle capacità del personale già presente in una rete di 257 strutture sanitarie. L’obiettivo è di migliorare la qualità dei servizi sanitari a cui accede una popolazione di 2.180.000 ugandesi e oltre 1.000.000 di rifugiati, distribuiti in 19 campi rifugiati, tra cui quello di Bidi Bidi (che ospita 280.000 persone, il più grande dell’Africa) e quello di Moyo (180.000 persone).

     

    L’intervento in Etiopia per i rifugiati

    L’arrivo di rifugiati dal Sud Sudan in Etiopia nell’ultimo anno ha fatto raddoppiare la popolazione della regione di Gambella. Alla popolazione locale residente di 420.000 persone, infatti, si sono aggiunti oltre 417.000 rifugiati, che vivono in diversi campi.

    Medici con l’Africa Cuamm da agosto 2017 opera nel campo di Nguenyyiel, che è arrivato ad ospitare oltre 82.900 persone, diventando il più popoloso della regione. Lì è stato allestito un centro di salute per assicurare le cure di base ai rifugiati, con particolare attenzione all’assistenza al parto e alla salute dei bambini.

    La regione di Gambella, pur facendosi carico dell’accoglienza di quasi tutti i rifugiati che dal Sud Sudan arrivano in Etiopia, è una delle più svantaggiate del paese, con servizi sanitari che già prima dell’emergenza richiedevano un netto miglioramento. Per questo, per evitare il peggioramento ulteriore della vita delle persone, Medici con l’Africa Cuamm interviene anche nell’ospedale regionale di Gambella e in quattro centri di salute, ristrutturando il reparto di salute materno-infantile dell’ospedale insieme alla sala parto e all’unità neonatale, rifornendo di attrezzature e formando il personale locale”.